A tutto Ibrahimovic: “Mihajlovic mi vuole al Bologna, mi piacerebbe giocare a Napoli. Guardiola? Ha paura di me”

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L’attaccante svedese ha concesso una lunga intervista in cui non ha nascosto il suo desiderio di tornare in Serie A

Tra pochi giorni affronterà con la maglia dei Los Angeles Galaxy il Minnesota United, match valido per i playoff di MLS. La mente di Zlatan Ibrahimovic però vola altre, alla scadenza del suo contratto fissata a dicembre, una dead-line entro cui decidere il proprio futuro.

Ibrahimovic
Lapresse

La voglia di tornare in Italia c’è eccome, di ritirarsi lo svedese non ne ha voglia, come affermato nel corso di una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: “ho 38 anni e l’entusiasmo di un ragazzino, con la stessa voglia di vincere: questo, per me, è tutto. Cosa farò? Il contratto scade a dicembre, ma non ci penso, valuterò con calma insieme alla mia famiglia. Ritirarmi? Vediamo. Per continuare, come dico io, devo trovare un qualcosa di particolare, che possa tener vivo il fuoco che ho dentro. Escludo di chiudere al Malmö. L’Italia? Lo sapete, è la mia seconda casa. Ho ancora un paio di mesi per decidere, l’importante è stare bene. A 30 anni iniziai a lavorare in modo maniacale sul corpo per mantenermi. Attenzione: sottolineo ‘mantenermi’, non ho detto ‘diventare più forte’. Questo è impossibile, più di così. Serie A? Da voi quanti momenti indimenticabili, ascolterò tutto. Detto ciò, indipendentemente dalla squadra, voglio lottare per il massimo: se tornassi vorrei puntare allo scudetto, non cerco chi mi dà fiducia solo perché sono Ibrahimovic. Non sono un animale da zoo che la gente va a vedere, posso ancora fare la differenza“.

Massimo Paolone/LaPresse

Il ritorno in Italia non è fantascienza, ci ha provato anche Mihajlovic a portarlo a Bologna: “è un amico, se scegliessi Bologna sarebbe solo per lui. Ci siamo sentiti. Vuole sapere cosa mi ha detto? ‘Zlatan, qui gli altri correrebbero per te. Tu stai davanti e buttala dentro’. Lo ringrazio, ma credo sia difficile che possa accadere: se cambio idea, lo chiamo subito. Anche perché, in A, anche oggi sarei in grado di realizzare una ventina di gol. Ho apprezzato l’ultimo documentario dedicato a Maradona, nessuno è come lui. Ecco, vedendo l’amore di Napoli mi verrebbe quasi la voglia di provare un’esperienza lì: sarebbe fantastico replicare ciò che fece Diego. Non sto dicendo che andrò là, la decisione finale dipenderà da vari aspetti, ma quella è una piazza che crea entusiasmo: con me il San Paolo sarebbe pieno ogni domenica. E poi c’è Ancelotti, un grande”.

Daniel LEAL-OLIVAS / AFP

Per quanto riguarda gli allenatore, Ibrahimovic parte da Mourinho: “era e resterà per sempre lo “Special One”. Lo sento tuttora, ha avuto un impatto incredibile sulla mia carriera. E vorrei che fosse già su una panchina: la prossima avventura sarà vincente, sicuro. Guardiola? Non c’è mai stato confronto, per colpa sua. È capitato di giocare contro: quando rientravo nello spogliatoio a fine partita, lui stava nel suo aspettando che io passassi. Sulla porta c’era un suo collaboratore che lo avvisava: ‘Ok, Ibra è andato: esci pure’. Non ho mai capito il motivo. In tv fa sempre il duro, poi quando trova uno vero si nasconde. Come allenatore è un fenomeno, ma come uomo no. Conte? Non lo conosco personalmente, ma tutti dicono dia il 500% ogni giorno. In questo siamo uguali, ci saremmo trovati bene insieme: entrambi crediamo nel sacrificio, l’unica strada per il successo. L’Inter ha fatto un super colpo“.

Lukaku
Marco Alpozzi/LaPresse

In tema Inter, Ibra si sofferma su Icardi e Lukaku: “per Mauro parlano i numeri, tuttavia ho un debole per chi si fa il mazzo per i compagni. Su Romelu, dico questo: non aspettatevi cose strepitose a livello tecnico, la sua arma migliore è la forza. Certo, se mi avesse ascoltato… Allo United facemmo una scommessa: ‘Ti do 50 sterline per ogni stop giusto’. Lui: ‘E se li azzecco tutti, cosa mi dai?’. ‘Nulla, semplicemente ti rendo un calciatore migliore!’. Per la cronaca, non accettò mai. Forse aveva paura di perdere. Scherzi a parte, Lukaku è così: ha una voglia matta di spaccare il mondo. Farà bene pure all’Inter. Il mio addio all’Inter? Tutti vorrebbero vincere la Champions, sarei uno stupido se pensassi il contrario: a me manca e sarebbe stato un premio prestigioso in più da aggiungere alla bacheca, ma in quel momento avevo bisogno di altro. E pensavo che il Barça fosse la scelta migliore: l’errore fu snaturarmi per cercare di diventare come loro. Non ho rimpianti, solo questo“.

Ibrahimovic
LaPresse/Spada

Non manca poi una battuta sul Milan: “un disastro: tante parole, pochi fatti. Questo non è il club del quale tutti si sono innamorati, in Italia e nel mondo. Forse oggi c’è gente sbagliata che dovrebbe stare da altre parti. Non ho il materiale per parlare del dirigente Maldini, mentre il calciatore è uno dei miei preferiti. Il suo è un compito complicato e delicato: far bene con risorse limitate è un’impresa. Non mi sono mai sentito forte come al Milan: lì c’era un gruppo di campioni all’ultimissima fase della propria storia, io feci il massimo per trascinarli. Forse per questo furono anni speciali, che mi restituirono la felicità dopo i problemi a Barcellona”.

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