Atletica, obiettivo preciso per la Nazionale Italiana: si punta a qualificare 5 staffette a Tokyo 2020

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La Nazionale Italiana punta ad avere tutte e cinque le staffette ai prossimi Giochi Olimpici di Tokyo 2020, sarebbe un risultato storico

Due staffette in finale, due record italiani, tre finali sfiorate. Dai Mondiali di Doha emerge un quadro incoraggiante per i quartetti azzurri, senza dubbio tra le note più positive dell’intera spedizione in Qatar. La rassegna iridata del Khalifa Stadium ha detto che l’Italia corre sempre più veloce e che ha tutte le carte in regola per qualificare cinque staffette su cinque ai Giochi olimpici di Tokyo, impresa che a Doha è riuscita direttamente soltanto agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna, con la Giamaica che al momento può vantarne 4 su 5. L’Italia ha portato in finale ai Mondiali la 4×400 maschile (sesto posto) grazie al 3:01.60 della batteria, miglior tempo azzurro dal 1997, e ha qualificato tra le migliori otto del pianeta anche la 4×100 femminile (settima) scesa per due volte sotto il precedente record italiano – in batteria con 42.90, in finale 42.98 – che resisteva dal 2008. Entrambe le staffette, da criteri IAAF per Tokyo, hanno quindi già guadagnato il pass a cinque cerchi. Vicine, vicinissime lo sono anche la 4×400 femminile (nona), la 4×400 mista (nona) e la 4×100 maschile, al record italiano di 38.11 in batteria (decima). 

Tutto questo è stato possibile grazie allo straordinario lavoro collettivo, condiviso e sostenuto dai tecnici degli atleti con uno spirito di totale collaborazione e condivisione delle scelte – sottolinea il direttore tecnico Antonio La Torre – Se ci siamo distinti a Doha è grazie a tutti i tecnici personali degli atleti coinvolti nel progetto. Un contributo che ha arricchito il lavoro del settore tecnico nazionale. Abbiamo remato tutti nella stessa direzione, con un lavoro certosino e scelte trasparenti”. Missione 5 su 5, dunque: sarebbe un risultato senza precedenti, e non soltanto perché la mista compare per la prima volta a Tokyo nel programma olimpico, ma anche perché in passato al massimo tre quartetti azzurri hanno preso parte alla stessa edizione olimpica.

Nella prossima stagione troveremo occasioni per mettere in cassaforte la qualificazione per Tokyo, ‘disturbando’ il meno possibile il percorso individuale degli atleti – le parole di La Torre – Verosimilmente ci siamo, ma il mondo si muove rapidamente e non possiamo addormentarci sugli allori, o aspettare regali dagli altri: bisogna essere tra i primi sedici”. Per il DT, “il fatto che la IAAF abbia deciso di filmare a Doha gli allenamenti della staffetta 4×100 e di intervistare prima della gara la nostra 4×400 mista è significativo di quanto i nostri quartetti si stiano affermando. Migliorare il record italiano pur sostituendo in extremis un uomo tra i più rappresentativi come Desalu è una delle immagini che resterà. Come anche Re che chiede scusa ai compagni dopo la finale della 4×400, con Scotti che invece lo ringrazia per il guizzo della batteria”. 

A coordinare il lavoro delle staffette è il responsabile della velocità Filippo Di Mulo con il contributo dei collaboratori Giorgio Frinolli e Riccardo Pisani: “voglio ringraziare i tecnici degli atleti per il continuo scambio e reciproco supporto. Non c’è una formula magica – spiega Di Mulo – c’è un sistema, una strategia sperimentata negli anni. Se lavori bene i risultati arrivano. In questo caso prendo come modello la 4×100 femminile. Abbiamo fatto 121 cambi in zona nei raduni di quest’anno tra marzo, aprile, agosto e settembre. Le ragazze sono diventate molto brave e sono intercambiabili, il loro segreto è essere arrivate in grande condizione, rodate, agguerrite: anche il meeting di Zurigo che a livello cronometrico non è andato bene è servito per collaudare i cambi e far rientrare la Siragusa, che poi ha corso una grande frazione a Doha. Riuscissimo a fare tre cambi come quello tra Hooper e Bongiorni in batteria, potremmo correre anche 42.50: il margine c’è, e soprattutto hanno dimostrato che non erano un caso le finali di Berlino e di Yokohama. Hanno preso consapevolezza, hanno capito che si può fare”. Di Mulo ripercorre anche il 2019 della 4×100 maschile: “Abbiamo avuto diversi infortuni, quindi ho potuto schierare la formazione ideale soltanto nella batteria di Yokohama. La squadra ha tanto potenziale, ma dobbiamo arrivare a Tokyo con un percorso più lineare, una formazione collaudata e un numero di cambi adeguato, così da scendere sotto i 38 secondi”.

Idee chiare anche sul fronte delle staffette del miglio: “Con la 4×400 donne è mancata un po’ di fortuna – prosegue Di Mulo – quel cambio ‘frenato’ ci ha fatto perdere ciò che serviva per entrare in finale. Ritengo comunque che la squadra possa farcela, correndo in 3:26.50 per essere sicura. Al maschile, in batteria abbiamo compiuto un vero miracolo. A Re andrebbe fatta una statua, Galvan ha portato generosità e agonismo anche se non si era allenato dall’11 agosto. In finale abbiamo tentato la carta Re in prima frazione per restare agganciati al treno, ma la stanchezza ha giocato contro: è stato comunque un gran sesto posto. La mista? In termini di strategie ha pagato il dazio di essere la prima gara, non siamo messi male con il nostro tempo, ma dato che ci proveranno tante nazioni dobbiamo farci trovare pronti e correre almeno 3:15.8. In generale, stiamo ragionando su un piano di raduni e di gare che ci permetta di arrivare rodati alle Olimpiadi. Sicuramente partiremo per tempo, probabilmente già a dicembre, poi due raduni tra marzo e aprile per rivederci e provare i cambi, e infine a maggio/giugno almeno un paio di occasioni per gareggiare. Più arriveremo preparati, più avremo probabilità di riuscire”.

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