Pallavolo, Alessia Orro racconta l’incubo stalking: “mi seguiva dappertutto, vi svelo il momento più brutto”

SportFair

L’atleta vittima di stalking ha parlato oggi in conferenza stampa, raccontando il suo incubo ai giornalisti presenti

L’incubo di Alessia Orro è finalmente terminato, lo stalker che l’ha perseguitata negli ultimi mesi è stato arrestato così, l’atleta italiana è riuscita a tornare alla propria vita di sempre.

Mesi difficili, superati grazie all’aiuto della propria società, che ha permesso alla propria giocatrice di mettersi alle spalle questa complicata sfida. Intervenuta in conferenza stampa per raccontare la propria storia, Alessia Orro ha svelato: “sto decisamente meglio, prima ero un po’ così: un insieme di paura e ansia, ma sono felice che si sia risolto tutto. Ero sicura che parlarne poteva solo far del bene, sia a me per sfogarmi, sia alle persone che hanno avuto la mia stessa esperienza o anche peggio: volevo invitare queste persone ad andare a denunciare questi fatti che possono essere davvero pericolosi. La vicinanza della società è stata importantissima, sono stata fortunata, penso anche a tutte le persone che non ce l’hanno. La cosa migliore è non chiudersi in se stessi perché la situazione può andare a peggiorare, bisogna chiedere aiuto, so che è difficile però io dico che a ogni minima difficoltà o a ogni minimo indizio qualsiasi persona debba andare a denunciare e a chiedere aiuto alle forze dell’ordine perché altrimenti si rischia veramente“.

Poi la pallavolista ha proseguito: “quando ho capito che si trattava di stalking? E’ partito tutto da questa estate: ero convinta che all’inizio fosse un semplice ammiratore, poi sono arrivati messaggi pesanti e me lo trovavo dappertutto. Mi sono sentita seguita, poi ho pensato che fosse tutto finito, ma sono arrivata a Busto Arsizio e invece era solo l’inizio perché lui era qua di nuovo. Mollare? Non fa parte di me, non ci ho neanche pensato. Ci sono state persone che mi hanno aiutato: voglio dire grazie alle persone che amo, alla società. Il momento peggiore? Tanti, ma quello più significativo quest’estate, pensavo fosse finito tutto e invece dopo un allenamento l’ho rivisto là. Mi ha fatto capire che non era finita, quello mi è rimasto veramente dentro. Era presente anche a due amichevoli, a Piacenza e a Olbia, mi fissava in continuazione. Pensavo a concentrarmi in campo, perché tu appena ti giri lo vedi lì e continua a fissarti in continuazione e quando giochi la senti questa cosa“.

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