Alex Sandro senza filtri: “da piccolo i miei amici persi fra carcere e droga. Ora mi pento di spendere 400€. Torino? Noiosa”

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Alex Sandro si racconta al di fuori della sfera calcistica: dal passato difficile in Brasile al rapporto conflittuale con i soldi, passando per la vita nella ‘noiosa’ Torino

Nel corso della pausa per nazionali, Alex Sandro ha rilasciato un’interessante intervista a Raiam Santos. Il calciatore brasiliano ha analizato diversi aspetti della sua vita che vanno oltre il calcio, raccontando ad esempio alcuni dettagli sul suo passato e delle difficoltà vissute in Brasile: “nel mio quartiere non è stato agevole crescere. Tanti miei coetanei sono in carcere, altri hanno preso brutte strade con la droga. Ricordo che andavamo a giocare a calcio, quando avevo 12 anni, e alcuni miei compagni prima della partita si fumavano una canna o tiravano cocaina. Non scherzo, erano seduti proprio accanto a me. Per fortuna la mia famiglia e gli amici più cari mi hanno sempre tenuto sulla retta via“.

ALEX SANDRO – LaPresse/Spada

Guadagnati i primi soldi, Alex Sandro ha subito pensato alla sua famiglia. Il suo rapporto con il denaro, ad oggi che guadagna diversi milioni, è alquanto conflittuale: “quando entrai a far parte delle giovanili dell’Atletico Paranaense  avevo 15 anni e guadagnavo appena 100 dollari al mese. Il club però mi ha messo tutto a disposizione: casa, cibo e lezioni scolastiche, quindi di quei soldi ne spendevo 50 e il resto lo risparmiavo. Il mio primo successo ottenuto grazie al calcio fu quando risparmiai 300 dollari e li diedi ai miei genitori. Usarono quei soldi per dipingere la facciata della nostra casa. Avrei potuto comprare qualsiasi cosa, ma in quel momento dovevo aiutare la mia famiglia. Molte volte, oggi, esco con la mia famiglia e succede di spendere anche 300 o 400 euro in una serata. Poi, però, mi chiedo a quanti real brasiliani equivalgono: mi sento un po’ in colpa di aver speso così tanti soldi in una sola sera“.

Infine un pensiero sulla movida. I brasiliani, è risaputo, non perdono occasione di fare festa. A Torino però risulta un po’ difficile: “Torino come città è un po’ difficile per un brasiliano, perché ha meno opzioni per divertirsi. Per lavorare è la città perfetta, perché non ha distrazioni. La mia vita qui è allenarmi, poi torno a a casa, e qualche volta esco a cena. Di tanto in tanto, nei giorni liberi, visito le città vicine. Ovviamente a Torino ci sono posti per divertirsi, ma li conosce chi la vive, per un turista può sembrare noiosa. Penso che sia anche per questo che i brasiliani non sono rimasti tanto alla Juve in passato, perché Torino non ha lo stesso appeal di Roma o Milano. Poi c’entra anche la mentalità della società, che è molto metodica. Ora qualcosa è cambiato in tal senso, e anche i giocatori stranieri si sentono a casa, non credo fosse così qualche anno fa“.

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