Il Papa incontra l’Unione ciclista Europa: Bergoglio dice no ‘all’inquinamento’ sportivo

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In udienza l’Unione ciclistica europea. Monito, le persone non possono essere al servizio di altri interessi

Doping, corruzione, disonestà: stop a tutto ciò che inquina il mondo dello sport. L’incontro con l’Unione ciclistica europea è occasione per il Papa per un accorato appello al mondo dello sport. E’ importante, dice Bergoglio, “per chiunque pratica uno sport – dai praticanti occasionali, agli amatori, ai professionisti – saper vivere sempre l’attività sportiva a servizio della crescita e della realizzazione integrale della persona. Quando, al contrario, lo sport diventa un fine in sé e la persona uno strumento al servizio di altri interessi, ad esempio il prestigio e il profitto, allora compaiono disordini che inquinano lo sport. Penso al doping, alla disonestà, alla mancanza di rispetto per sé e per gli avversari, alla corruzione“.

Accogliendo i partecipanti al Congresso Annuale dell’Unione Ciclistica Europea, che, in questa occasione, ospita anche l’Assemblea della Confederazione Africana di Ciclismo, il Pontefice parla del rapporto che lega la Chiesa al mondo sportico: “Ha una lunga storia e, nel tempo, si è sempre più consolidato. Lo sport può rivelarsi di grande aiuto per la crescita umana di ogni persona perché stimola a dare il meglio di sé, in vista del raggiungimento di una determinata meta; perché educa alla costanza, al sacrificio e alla rinuncia. Pensiamo, ad esempio, ai lunghi e impegnativi allenamenti o all’osservanza di una esigente disciplina di vita. La pratica di uno sport poi insegna a non scoraggiarsi e a ricominciare con determinazione, dopo una sconfitta o dopo un infortunio. Non di rado diventa l’occasione per esprimere con entusiasmo la gioia di vivere e la giusta soddisfazione per aver raggiunto un traguardo“.

Il ciclismo, in particolare, annota Francesco, “è uno degli sport, che mette maggiormente in risalto alcune virtù come la sopportazione della fatica – nelle lunghe e difficili salite -, il coraggio – nel tentare una fuga o nell’affrontare una volata -, l’integrità nel rispettare le regole, l’altruismo e il senso di squadra. Se, infatti, pensiamo a una delle discipline più diffuse, il ciclismo su strada, vediamo come durante le gare tutta la squadra lavora unita – gregari, velocisti, scalatori – e spesso deve sacrificarsi per il capitano. E quando un compagno attraversa un momento di difficoltà, sono i suoi compagni di squadra a sostenerlo e ad accompagnarlo. Così anche nella vita è necessario coltivare uno spirito di altruismo, di generosità e di comunità per aiutare chi è rimasto indietro e ha bisogno di aiuto per raggiungere un determinato obiettivo“. (Dav/AdnKronos)

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