Astori, la madre ripercorre quel maledetto giorno e chiede che sia fatta chiarezza: “non voglio che Davide sia morto invano”

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La scomparsa di Astori e l’indagine sulla sua morte, la madre di Davide alla ricerca della verità sul decesso del figlio: “non voglio che il suo sacrificio sia inutile”

Tra pochi giorni sarà il primo Natale senza Davide Astori per la famiglia dell’ex difensore della Fiorentina. Il calciatore, morto prematuramente lo scorso 4 marzo nel sonno, è deceduto a seguito di un arresto cardiaco, per cui sono attualmente indagati due medici. A volere la verità, su cosa è accaduto a suo figlio in quella stanza d’albergo ad Udine in cui Davide non si è più risvegliato, è la madre di Astori. La signora Anna a Corriere della Sera ha espresso la sua volontà di conoscere (qualora ci fossero) i responsabili della morte del difensore.

Astori
Jennifer Lorenzini/LaPresse

“Io voglio un perché, non voglio un colpevole, perché sono sicura che un colpevole non esiste. – ha spiegato la madre di Astori Quello che è successo è stata una disgrazia, una fatalità, io lo so, nessuno lo ha voluto, ma voglio allo stesso tempo che non succeda mai più, voglio che nessuna madre mai più debba provare quello che ho provato io. In Italia sono bravissimi nei controlli medici sugli atleti, ma devono diventare ancora più bravi, ancora più sicuri. Voglio che il sacrificio del mio Davide non sia stato inutile”.

Ne ho altri due, di figli, sono una madre, ho il dovere di essere forte anche per loro”: ha detto al giornalista che l’ha intervistata la mamma di Davide. Poi, ripercorrendo quel maledetto 4 marzo, Anna ha raccontato: “quella mattina io e mio marito dovevamo andare alla messa e poi a votare, che c’erano le elezioni. Io però mi sveglio e ho le braccia come paralizzate, fredde, il corpo vuoto, una sensazione che non avevo mai provato in vita mia. Non sapevo nulla, ma sapevo già tutto”. Sulla compagna di Davide Astori, Francesca Fioretti, infine la signora Anna ha concluso: “è una mamma di una bravura che non si può spiegare”. 

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