Servizio shock di Report che mette a nudo segreti e retroscena sul tanto discusso rapporto fra la Juventus e la ‘ndrangheta: emergono verità sconcertanti
Tutta l’Italia del pallone davanti alla tv, non di certo per uno scialbo Sampdoria-Sassuolo (senza nulla togliere al posticipo di Serie A), ma per seguire il tanto atteso servizio di Report sull’indagine Alto Piemonte e i rapporti tra Juventus e ‘ndrangheta. Il reportage della trasmissione di Rai3 ha messo a nudo verità sconcertanti, segreti e retroscena su alcuni fatti che, purtroppo, legano sport e malavita. Il servizio ci riporta indietro nel 2013, precisamente il 21 aprile, quando allo stadio della Juventus viene esposto uno striscione “Gobbi“. Niente di strano all’apparenza, ma non per l’antimafia che indica in quel gesto l’inizio dei rapporti fra la ‘ndrangheta e i tifosi della Juventus.
Entra in gioco la figura di Rocco Dominello, figlio di Saverio, entrambi legati alla cosca Pesce-Bellocco di Rosarno, accordatisi con i gruppi organizzadi del tifo juventino per trarre profitti dal business del bagarinaggio che avrebbe fruttato oltre 1 milione di euro l’anno. La questione è, a grandi linee, la seguente: la Juventus ha venduto biglietti agli ultras, consapevole che venissero rivenduti a prezzi maggiorati. A proposito del procedimento sportivo, il presidente bianconero Andrea Agnelli è stato condannato a 1 anno di interdizione dai campi sportivi (pena poi ridotta a 3 mesi più ingente multa) a causa della violazione della normativa riguardante la vendita dei biglietti da parte della società bianconera. Nè la società bianconera nè alcun suo dipendente o collaboratore sono mai stati indagati, accusati o rinviati a giudizio per quanto emesso nell’inchiesta Alto Piemonte.
L’attenzione si sposta dunque sul caso di Raffaello Bucci, una figura legata prima al tifo bianconero e poi alla stessa Juventus, morto suicida in circostanze al quanto torbide. Bucci, legato ai Drughi, era stato nominato ‘Ministro delle finanze’ del gruppo organizzato bianconero e ha gestito il bagarinaggio di diverse migliaia di biglietti. Nel 2015 è stato anche ingaggiato dalla Juventus come figura che aveva il compito di ‘curare i rapporti fra società, tifosi e forze dell’ordine‘. Dagli esami effettuati sul corpo dopo la morte, sono state rinvenute ferite non riconducibili alla caduta (Bucci si era suicidato gettandosi da un cavalcavia), ma ad un pestaggio.
Il motivo di tale violenza sarebbe riconducibile al ruolo di Raffaello Bucci come collaboratore con un’agente dei servizi di sicureza, nome in codice ‘Gestore’, al quale Bucci passava informazioni sulle infiltrazioni criminali nel tifo bianconero. Alcuni messaggi rinvenuti nel cellulare dell’uomo confermano la sua paura, a 48 ore dal suicidio: “sono nella merda, la mia posizione è bruciata“. Il giorno successivo a tali messaggi, Bucci compare davanti ai PM, dichiarando alcune versioni dei fatti concordate precedentemente con Stefano Marulla (responsabile ticketing della Juventus), come spiegato dallo stesso Marulla in una telefonata alla ex compagna, ma poi non dichiarato davanti ai PM.
Il servizio di Report indaga poi su un complesso sistema di riciclaggio del denaro ottenuto tramite il bagarinaggio. Fra alcuni oggetti ritrovati nella casa di Bucci, consegnati a Report dalla compagna, ci sono diverse ricevute del Lotto e Gratta e Vinci, tutte vincenti, giocate a distanza di pochi minuti nella stessa ricevitoria. Il sistema funzionava così: attraverso una ricevitoria compiacente, chi vinceva non veniva registrato ma veniva pagato con i soldi di chi doveva riciclare che a quel punto entrava in possesso della schedina vincente, diventando l’intestatario, per poi incassarla a proprio nome. Soldi puliti e incontestabili: si stima che Bucci avesse guadagnato circa 100.000€ dal Lotto e 100.000€ dal Gratta e Vinci in 4 anni, di cui 25.000 solo nella settimana prima di morire. Intercettazioni telefoniche e foto presenti nel telefono di Bucci rivelano le prove dei proventi derivanti dal bagarinaggio.
Viene intervistato poi Andrea Puntorno, leader del gruppo organizzato del tifo bianconero denominato ‘Bravi Ragazzi‘. Puntorno, pur spiegando di non aver mai fatto bagarinaggio, ha rivelato alcuni dettagli interessanti: “i biglietti lo sapete da dove arrivano (dalla Juventus). Tra di noi gestivamo le quote (numeriche) dei biglietti da ottenere. I biglietti venivano maggiorati in base alla partita: Juve-Real Madrid anche 200-300€. Mi sono comprato la casa, l’Audi. Avevo rapporti con Marulla. Se c’erano problemi? A volte ci davano meno biglietti. In quei casi gli facevamo prendere un verbale (facendo in modo che la società fosse multata, il danno economico sarebbe stato maggiore rispetto a quello della concessione dei biglietti, ndr)”.
A fine anno i proventi erano di circa 1 milione e mezzo, tanti soldi per essere spartiti senza problemi. A mettere tutti d’accordo è stato chiamato il pluripregiudicato Placido Barresi, reo confesso di 4 omicidi e sospettato di altri 10, uno dei ‘Re di Torino’. Barresi ha dato la sua versione sul suicidio di Bucci ‘morto sotto ricatto‘, per paura che gli ammazzassero il figlio dopo aver parlato del ruolo di Rocco Dominello ai PM. Una versione simile trova riscontro nelle intercettazioni di Alessandro D’Angelo, security manager della Juventus, al telefono con un ultras bianconero e poi anche con Leonardo Bonucci.
Si scopre dunque che Dominello ha avuto contatti anche con Giuseppe Marotta, ad della Juventus (dimissionario), che ha lasciato all’uomo 5 biglietti per Juventus-Real Madrid nel 2013, accettando poi di far sostenere un provino al figlio di Umberto Bellocco (esponente di spicco della cosca), poi scartato.
Anche Lapo Elkann, quando nel 2009 decise di puntare alla presidenza della Juventus, si rivolese a Rocco Dominello per ricevere l’appoggio degli ultras, tramite alcuni striscioni che riportavano la scritta “Lapo Presidente“, da esporre allo stadio. Il tutto confermato da un’intercettazione fra Rocco Dominello e Fabio Germani (presidente di Italia Bianconera). Nei discorsi fra i due spunta anche il nome di Cannavaro che, tornato alla Juve nell’esperienza post Real Madrid e Calciopoli, avrebbe chiesto aiuto a Dominello per fermare la contestazione dei tifosi nei suoi confronti.
Si scopre dunque che Alessandro D’Angelo, Security manager della Juventus, era al corrente del bagarinaggio e del ruolo di Rocco Dominello. Il tutto veniva permesso per mantenere la situazione ‘tranquilla’. Dominello sarebbe andato con D’Angelo anche da Andrea Agnelli (mai indagato dalla procura), ma Agnelli ha sempre dato diverse versioni sull’incontro: prima negando; poi ammettendo di aver potuto incontrare Dominello, ma senza sapere chi fosse.
Sulla questione bagarinaggio, rilascia la sua testimonianza inoltre Bryan Herdocia ‘Lo Squalo’, uno dei più importanti bagarini legati alla vicenda, che può vantare 12 anni di daspo e una perquisizione nella quale gli vennero sequestrate 2 pistole, una mazza da baseball, un coltetto e 80 carte d’identità false da intestare a gente inesistente. Herdocia rivela: “finale Juventus-Barcellona a Berlino, questo biglietto ad origine veniva 220 euro. (Aumentati a) 1500 euro a biglietto. Solo io da solo ne ho piazzati 13. Io i biglietti ti dico li ho reperiti direttamente dalla Curva. Io so che quando ho piazzato i biglietti nel 2015 fuori dal Bernabéu, ho piazzato dei biglietti per loro (Dominello), perché quando quello che mi dava i biglietti era nervoso perché un aereo è arrivato in ritardo e la gente non arrivava e servivano subito i soldi, era andato in tilt perché mi diceva: ‘tu lo sai di chi sono questi biglietti? Ma tu lo sai questi soldi a chi vanno? Se questi non arrivano in tempo e non pagano poi qua finisco male…’“.
Dallo studio, il giornalista Sigfrido Ranucci spiega: “abbiamo segnalato alla Juventus il fatto che il bagarinaggio continua anche dopo l’inchiesta giudiziaria. E abbiamo anche chiesto se fosse vero che il suo capo della security avesse confidato ad un ultrà l’esistenza di un’indagine anni prima, un’indagine sui calabresi. Ecco, hanno preferito tutelarsi dietro il riserbo. E che cosa ha detto il presidente Agnelli in tema di sicurezza? Ha detto che la gestione avveniva attraverso una triangolazione, la Juve parla con gli ultrà e le forze dell’ordine, gli ultrà parlano con la Juve e le forze dell’ordine e le forze dell’ordine parlano con ultrà e Juve. Però c’è la sentenza della giustizia penale. Le motivazioni dei giudici della Corte d’Appello sono uscite pochi giorni fa e riconoscono la sussistenza del metodo mafioso anche nei confronti della Juventus, seppure con modalità non apertamente intimidatorie perché non ve n’era bisogno. La Juventus, scrivono, ‘era ben disposta, come emerso da testimonianze e intercettazioni, a fornire agli ultrà cospicue quote di biglietti e abbonamenti perché li rivendessero e ne traessero benefici, utili, ottenendo come contropartita l’impegno a non commettere azioni violente’. Insomma, la Juve, secondo i magistrati non è parte lesa, né si è costituita parte civile“.
Per concludere, il servizio si sposta sul derby Juventus-Torino del 2014, quello nel quale vennero esposti striscioni inneggianti al disastro di Superga. Mentre agnelli su Twitter denunciava l’accaduto con il messaggio “no agli striscioni canaglia”, dalle intercettazioni mostrate da Report emerge che il presidente della Juventus fosse a conoscenza del fatto che, il responsabile della sicurezza D’Angelo trattò insieme a Raffaello Bucci, Dino Mocciola (leader dei Drughi) e Rocco Dominello per permettere che quegli striscioni venissero esposti allo stadio.