Tirreno-Adriatico, Dario Cataldo ricorda i consigli di Michele Scarponi: “devi avere i coglioni per fare il corridore”

SportFair

Dario Cataldo dell’Astana ricorda con grande emozione Michele Scarponi, suo ex compagno di squadra

dario cataldo
Fabio Ferrari/LaPresse

Dario Cataldo per molti anni è stato compagno di squadra di Michele Scarponi. Il ciclista dell’Astana ha vissuto molte emozioni con ‘l’Aquila di Filottrano’ tra corse, allenamenti e tanto altro. Ieri la quinta tappa della Tirreno-Adriatico ha presentato il difficilissimo Muro di Filottrano che ha portato i corridori ad una salita estremamente complicata (con un finale pieno di emozioni). La carovana della ‘Corsa dei Due Mari’ ha omaggiato su questo muro Michele Scarponi, ciclista tanto amato da tutto il panorama delle due ruote. Per tutta la quinta frazione Dario Cataldo ha cercato di andare in fuga per conquistare la tappa, ma purtroppo per lui non ci è riuscito (chiudendo la tappa in 61ª posizione a ben 5’16” su Adam Yates della Mitchleton Scott). Sui social, il ciclista dell’Astana ha voluto ricordare Michele Scarponi con una ‘lettera’ emozionate:

“una gara particolare, una motivazione grande e una emozione difficile da spiegare. Volevo onorare la gara che apparteneva a lui di diritto. Chiunque la vincesse l’avrebbe dedicata a lui, perché tutti riconoscevano in lui una grande persona. Da parte mia c’era l’obbligo di dare il massimo fino all’ultima goccia, e per questo mi girava in testa una frase durante tutta la corsa, che più si avvicinava il finale più si faceva intensa. Ovviamente una frase di Michele. Durante il ritiro di Calpe dello scorso anno, dopo due giorni di mal tempo e di allenamenti sui rulli, un’altra giornata pessima con il meteo. Freddo pioggia ed in cima alle colline vicine anche neve. L’alternativa era andare in palestra già che in quel momento della stagione ci si può ancora permettere di “prendersela con calma” ma comunque io ed altri 4 compagni armati di buona volontà usciamo lo stesso e riusciamo a portare a casa un allenamento di 4 ore con 3 serie in salita. Torniamo ben soddisfatti di aver “salvato la giornata” e aver fatto un buon lavoro. Dopo esserci fatti la doccia e aver pranzato vediamo Michele che rientra in hotel ancora in divisa tutto gocciolante dalla pioggia battente. Passando per la hall un direttore lo vede e gli fa “oh, ma dove sei stato?!” Lui gli mostra il Garmin che marcava 6 ore e mezza di allenamento, e sorridendo come se fosse la cosa più naturale del mondo risponde “Per fare il corridore ci vogliono i coglioni, non ti inventi mica niente!” Bé, quella frase mi ha marcato, e sotto la pioggia, il freddo, sui muri e nelle discese continuavo sentire che mi diceva: “per fare il corridore ci vogliono i coglioni!””

Condividi