La leggenda di Cristalda e Pizzomunno prende vita sul palco del Festival di Sanremo 2018: Max Gazzè canta il mito dell’amore eterno
L’Italia, la sua cultura e la sua storia si intrecciano in maniera indissolubile con il mare. Un’immensa distesa d’acqua che la accompagna da sempre, con i suoi paesaggi mozzafiato, simbolo della vita che generosamente aiuta i pescatori, fornisce un porto sicuro ai marinai e alimenta le speranze dei viaggiatori. Un mare che può anche mostrare la sua natura crudele, incessante e distruttiva, metafora dell’oblio che inghiotte e trascina a fondo sogni e speranze di chi è costretto a misurarsi con esso. Il mare, culla di imprese eroiche e tragedie, creature fantastiche, leggende e canzoni. Capita a volte che nelle canzoni siano contenute delle leggende che facciano presa ancora oggi, nell’era del web, nella quale non serve più tramandare delle storie che insegnino i valori della vita, in cui miti e leggende siano poco più di qualche favoletta senza valore, spogliata della sua magia dalla fredda verità contenuta su internet. Forse però, la forza delle canzoni è proprio quella di avere il potere di resistere e fare sognare. Lo ha dimostrato la splendida performance di Max Gazzè, esibitosi ieri notte sul palco dell’Ariston nel corso del Festival di Sanremo 2018, con la ‘Leggenda di Cristalda e Pizzomunno’, mito che affonda le sue radici nella Puglia, precisamente in riva al mare di Vieste. Nelle vesti (ce lo conceda) più di ‘cantore’ che di cantante, Gazzè ha messo in musica, con voce delicata quasi a non voler macchiare la purezza del racconto, una splendida storia d’amore, legata al mare e ai suoi miti, in grado di catturare le orecchie e la mente del pubblico.
La leggenda racconta la storia dei protagonisti che le danno il nome: Pizzomunno un giovane pescatore, dal fisico scolpito, bello e in grado di far girare la testa a tutte le ragazze di Vieste (all’epoca del racconto poco più di un villaggio di pescatori), ma che nel suo cuore aveva posto solo per Cristalda, una splendida e dolce fanciulla dai lunghi capelli biondi schiariti dal sole del sud, che contraccambiava il suo sentimento. I due si incontravano ogni notte sulla spiaggia, dopo che Pizzomunno tornava dalle sue battute di pesca, per stringersi in lungo abbraccio e abbandonarsi ad una tenera passione. Una leggenda con il mare come protagonista però, non può non avere nella figura delle sirene l’antagonista per eccellenza. Creature sensuali e ammaliatrici, innamorate del bel Pizzomunno, decise a sedurlo ad ogni suo viaggio in mare aperto con i loro corpi e il loro canto peccaminoso. Promisero di dargli la vita eterna, di incoronarlo ‘re del mare’, di diventare sue schiave, ma in cambio ricevettero sempre e solo una cosa: il rifiuto del giovane pescatore, innamorato della sua Cristalda.
Un rifiuto che, come canta Gazzè, ‘un giorno fu punito’. Una notte, le sirene rapirono e incatenarono Cristalda, trascinandola nelle profondità marine. Pizzomunno cercò di salvarla, ma invano. Le urla della fanciulla si levarono fino al cielo e fecero impazzire il giovane pescatore che di colpo si pietrificò, divenendo l’imponente roccia bianca che tutt’ora si può ammirare in riva al mare di Vieste. Leggenda vuole che però, ogni 100 anni, nella notte del 15 agosto, Cristalda riemerga dalle acque che l’hanno imprigionata e Pizzomunno riprenda la sua forma umana e i due si possano amare solo per un’altra notte, rinnovando ancora una volta la loro promessa d’amore puro, resistente alle avversità e saldo nei secoli. Qual è il valore di una leggenda oggi? Forse proprio quello di non farci dimenticare che in fondo siamo pur sempre esseri umani, capaci di amare, vivere e soprattutto sognare. Sarà pure una leggenda, ma qualcuno giura che quella roccia qualche notte scompaia davvero e noi vogliamo crederci: Pizzomunno ha preso vita e sta coronando la sua storia d’amore con la bella Cristalda.