Secondo Maurzio Fondriest, Paolo Savoldelli e Gilberto Simoni, la cronometro di Gerusalemme valida per la prima tappa del Giro d’Italia 2018, non sarà per nulla facile
Il Giro d’Italia 2018 partirà da Israele e precisamente da Gerusalemme. La 101ª edizione della grande corsa a tappe sarà molto emozionate e ricca di storia. I corridori, nelle 21 tappe, cercheranno di dare spettacolo e regalare gioie ai tifosi che accorreranno lungo tutte le strade del Giro. Maurizio Fondriest, campione del mondo nel 1988, Alessandro Ballan, maglia iridata nel 2008, Gilberto Simoni, vincitore del Giro d’Italia 2001 e 2003, Paolo Savoldelli, maglia rosa nel 2002 e 2005 e Andrea Tafi, ultimo italiano a conquistare la Parigi-Roubaix nel 1999, stanno visionando alcuni dei percorsi israeliani della 101ª edizione della corsa in rosa cercando di capire i le insidie di queste strade. Maurizio Fondriest ha analizzato la cronometro di Gerusalemme, ovvero la prima tappa del Giro d’Italia 2018, come riportato dalla Gazzetta dello Sport:
“la prima parte è nervosa, ma le curve sono veloci e ampie. Crono per specialisti alla Dumoulin, tratti in pianura pochi. “Il punto più difficile? la parte finale: meno tortuosa, ma ci sono questi 500 metri che li affronti velocemente perché ci arrivi dalla strada in discesa (dove si toccano anche i 65 km all’ora), ma la seconda parte devi farla tutta di potenza. E l’arrivo sale sempre. Per me ci possono esser anche più di trenta secondi tra i big. È una prova con grandi differenze di velocità e perciò richiede grande forza”.
Paolo Savoldelli ha spiegato quali saranno le difficoltà dei corridori per questa cronometro di 9,7 chilometri:
“mi sarebbe piaciuta moltissimo. Le curve sono facili all’inizio, ma molto tecniche: se esci con una velocità più alta, puoi superare di slancio la salitella successiva. Fondo stradale perfetto, quindi chi sa guidare la bicicletta può fare la differenza. Crono da specialisti e da uomini molto potenti. Uno scalatore come poteva essere Gilberto (Simoni, ndr) avrebbe pagato dazio”.
Gilberto Simoni ha cercato di capire come un corridore potrebbe percorrere la prima tappa del Giro d’Italia:
“proprio scontata non lo è. Il fatto di rilanciare la bici, con la velocità che cambia spesso, non la preclude proprio a tutti. Questa è un’esperienza che non avrei mai pensato di provare. Mai pensato che il Giro sarebbe potuto partire da un luogo così simbolico per noi cristiani”.