Sepang, le curve toste e il duro lavoro dei piloti in pista: Michele Pirro analizza il circuito malese e lo stile di guida dei suoi colleghi
Sta per concludersi la prima tre giorni di test ufficiali di MotoGp. A Sepang i piloti della categoria regina hanno regalato un piccolo assaggio della nuova stagione a due ruote, testando le novità portate dai loro team e lavorando sodo per arrivare all’esordio stagionale il più competitivi possibile. Non basta salire in sella e sfrecciare in pista, sul circuito di Sepang il lavoro è tosto e ad analizzarlo e spiegarlo nel dettaglio è stato Michele Pirro della Ducati, intervistato dalla Gazzetta dello Sport:
“Sepang è particolare, con frenate molto forti, come alle curve 1, 4, 9, 14 e 15, ma dove hai bisogno di una moto che ti permetta una buona percorrenza nelle curve ad alta velocità e dove serve la “spinta” giusta nelle accelerazioni, come all’uscita delle curve 4 e 9. Qui la curva importante è la 2, la differenza la fai prendendo il più stretto possibile la corda, mettere 4 marce e lanciarti nella discesa verso la 3. Se alla staccata della 1 puoi guadagnare mezzo decimo, sbagliando la 2 puoi facilmente perderne due”.
Dal circuito ai piloti, Pirro ha poi analizzato lo stile di guida dei suoi colleghi in pista sul circuito malese proprio nel tratto di pista da lui spiegato:
“Guarda Rossi quanto è pulito e stretto, prepara bene la 1 ed esce veloce dalla 2, guida fluido. Come lui Pedrosa, morbido e uniforme, il suo cambio di direzione è dolce. Al contrario di Iannone, che è molto aggressivo nell’uscita dalla 1 e spezza il movimento: non ha fiducia nell’inserimento della Suzuki, come avesse paura di perderla. Il suo compagno Rins, pur leggermente più largo, sembra più veloce di lui. Anche Miller violenta la Ducati, cosa redditizia un paio di giri, ma non sulla distanza. Zarco invece è molto bello da vedere, raccorda bene le curve e pure Morbidelli, anche se è all’esordio, ha le linee giuste, è dolce, mi piace molto. Marquez alla staccata avrà fatto 100 metri di traverso, un po’ sporco all’ingresso, ma non perde mai fluidità. Anche perché la Honda ha trovato una guidabilità che non le apparteneva. Dovizioso è parecchio efficace, impressiona per la sua pulizia, Lorenzo è ancora un po’ legnoso nel cambio di direzione”.
Piano piano ci si sposta in pista e si passa alle curve 4 e 5:
“Qui soprattutto noti come i piloti usano il cambio, le differenze di comportamento delle moto, se si scompongono, la reazione sulla gomma. La Ducati è la più alta di giri in scalata, dipende dall’attuazione del freno motore sul controllo delle farfalle, la Suzuki quasi non la senti. Bella la scalata della Ktm, l’Aprilia non l’ho vista in splendida forma. In uscita, invece, è importante che la moto acceleri senza impennare o pompare troppo, tra la 4 e la 5 c’è un cambio di direzione veloce in cui ti aiuti a girare forzando con il gas. Iannone in uscita perde grip e la moto si scompone, Viñales esce meglio. Guarda Petrucci come è riuscito ad ammorbidire la guida. Tutte le moto ondeggiano un po’, esci da una curva lenta e devi usare il corpo per preparare il cambio di direzione. Se con qualcuno lo vedi meno, è perché è più coordinato: come Valentino, lui guida così armonico che non scompone la moto”.
Mentre sulle curve 9 e 15 ha concluso:
“La 9 è impegnativa, una sinistra stretta. È l’unico punto dove usi la 1ª. Osservando qui Lorenzo, vedi come abbia molta più confidenza, ora ha in mano quasi del tutto la moto. La 15 è una curva un po’ bastarda, col banking contrario, dove se rialzi troppo presto impenni e perdi tempo. Serve un compromesso tra accelerare, spigolare e salire bene con il corpo. Il maestro è Pedrosa, sublime. Bisogna prendere la corda il più tardi possibile, Viñales e Valentino la affrontano molto tondo, Dovi la spezza in due, Marquez è una via di mezzo, prende meno la corda ma resta molto pulito”