Carlo Pernat e i suoi mille racconti: il manager ligure tra aneddoti e simpatici ricordi
Piloti, direttori sportivi, giornalisti, ombrelline: tantissimi sono i personaggi che girano nel paddock della MotoGp e che movimentano il mondo a due ruote con gossip, prestazioni in pista e innovazioni. Anche i manager però svolgono un ruolo importante da non sottovalutare: tantissima esperienze, conoscenze infinite, racconti speciali, specialissimi, come quelli di Carlo Pernat, un uomo che la MotoGp la conosce bene. Il manager ligure ha rilasciato una interessantissima intervista alla Gazzetta dello sport, nella quale ha raccontato aneddoti ed episodi curiosi vissuti nel corso della sua lunga e interessantissima carriera. Tra questi anche un contatto con Bernie Ecclestone:
Quando nel 1992 Bernie Ecclestone pensava di comprare il Motomondiale, mi chiese di volare da lui a Londra: mi chiese di appoggiare la sua operazione e di diventare Presidente dell’Irta. Venne anche a un GP a Jerez e in una riunione con gli altri team presentò il suo progetto. Quando gli dissi che rifiutavo la proposta, lui mi diede la mano e la cosa finì lì.
Pernat ha poi raccontato, forse con un po’ di rammarico, quella volta che disse no a Valentino Rossi:
A fine ‘97, vinto il Mondiale 125, Valentino Rossi venne con papà Graziano a Noale: non voleva più lavorare con Giampiero Sacchi e con Mauro Noccioli capotecnico. Ma, soprattutto, disse, “lascia l’Aprilia, diventa mio manager e facciamo un team con Rossano Brazzi”. In quel momento non potevo accettare l’offerta, ma pensa se avessi detto di sì… A volte ci ripenso ancora.
Distinto, ma sempre diretto e senza peli sulla lingua, anche Pernat ha i suoi momenti d’ira, che non sempre possono essere placati:
“Nella vita ognuno può gestire una squadra come preferisce, ma come la Ducati licenziò Capirossi a Laguna Seca nel 2007 resterà l’esempio peggiore: durante la gara ufficializzarono Marco Melandri, senza che Loris ne sapesse nulla. Quando tornò ai box e glielo dissero scoppiò a piangere, io stavo per mettere le mani addosso a qualcuno”.
Non poteva mancare infine un ricordo di Marco Simoncelli, un ricordo di quelli che fanno ridere e sorridere:
“Marco Simoncelli mi stressava sempre perché smettessi di fumare e quando nell’estate del 2011 andammo in vacanza negli Stati Uniti, un giorno, mentre eravamo in mezzo al nulla, mi rubò le sigarette. Poi si affiancò alla nostra macchina e ridendo come un matto iniziò a infilarsele ovunque, bocca, orecchie, naso… Fu un pomeriggio lungo”