MotoGp – Dovizioso tra preoccupazioni, accordi complicati con la Ducati e racconti da brividi: “quando morì Simoncelli accadde qualcosa di strano”

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A tutto Andrea Dovizioso: dalla rinascita al riscatto in pista. Il ducatista adesso non nasconde le sue preoccupazioni per il 2018 e pensa già ad un nuovo accordo con la Ducati

Manuel Bruque

Un 2017 del riscatto per Andrea Dovizioso. Il ducatista ha dimostrato di che pasta è fatto, ha uscito fuori il coraggio facendo brillare tutto il suo talento. Un 2017 da urlo per la Ducati che ha lottato col forlivese per il titolo Mondiale fino all’ultima gara contro un eccezionale Marc Marquez. Tutto è iniziato al termine della stagione 2016, per un susseguirsi di emozioni e soddisfazioni che hanno riempito di gioia il Dovi e tutti i tifosi, attirando l’attenzione dei media che fino a poco tempo fa non valutavano troppo il ducatista. Intervistato dai microfoni de “Il Giornale”, Dovizioso ha raccontato le sue sensazioni al termine di un 2017 ricco di emozioni, dando anche uno sguardo al futuro:

“Le vittorie aiutano sempre. Si diventa interessanti. Però i riflettori si spengono velocemente. Il mio vero exploit non è aver vinto sulla Ducati che, per inciso, è cosa diversa rispetto a qualsiasi altra moto; non è averlo fatto per sei volte quest’ anno; e non è aver lottato per il titolo fino all’ ultima gara. L’ exploit è esserci riuscito emozionando alla mia maniera: cioè rimanendo me stesso, senza compromessi, tranquillo, riservato, mai showman. Questa mia normalità, in mezzo a un mondo di eccessi, ha invece stupito, rivelandosi originale. Oggi è tutta questione di immagine. Si deve apparire indipendentemente da ciò che realmente si è o si fa. I social sono importanti ma gestiti malissimo. Credo sia piaciuto questo mio non voler essere al centro dell’ attenzione, questa mia voglia di normalità ha unito persone diverse e generazioni diverse. Probabilmente la gente si riconosce più facilmente in una persona che nonostante faccia cose non normali, nonostante guadagni cifre ben diverse dalle persone comuni, vive e ragiona e si comporta esattamente come loro. Senza eccessi. E questo mi dà una soddisfazione che non ha prezzo. Diciamo che non mi sono mai adattato al sistema”.

Dovizioso ha poi ricordato il caloroso applauso che ha ricevuto al rientro ai box dopo la caduta a Valencia e quindi la fine definitiva del sogno Ducati di mettere le mani sul titolo Mondiale, parlando anche della sua profonda sensibilità e fatica ad essere capito:

“C’è applauso e applauso: quello era sincero. Team avversari, piloti avversari, persone che fino a quest’ anno mi avevano sempre ignorato hanno preso a sostenermi. Ecco. Se riesci a creare tutto questo è perché trasmetti qualcosa e piaci. E se piaccio io, vuol dire che piace la normalità. Altrimenti neppure mi vedi. Faccio molta fatica ad essere capito. Per esempio, il mio rapporto con Ducati: è stato molto complicato perché non scendo a compromessi più di tanto. L’anno scorso l’ho fatto perché avevo un obiettivo e un lavoro di anni da proseguire. I risultati hanno dimostrato che il compromesso era giusto. Ma a livello umano non ne accetto. Il compromesso era economico. Ma anche di rapporti interni. Perché non mi è piaciuto per niente come mi era stata esposta l’ intera questione”.

Mentre sul futuro e l’imminente scadenza di contratto con la Ducati ha aggiunto:

“stiamo già trattando. Sarà molto complicato accordarsi. Quel che si decide ora condizionerà subito il 2018… Vediamo. Nel motomondiale, piloti e team si vedono alle gare e ai test, poi, magari per mesi, niente. Io no. Io ho proprio voluto entrare nei meccanismi Ducati e loro me l’hanno permesso. Forse per questo ora è complicato il rinnovo. Perché desidero che certi rapporti umani migliorino, perché non mi basta parlare di soldi e voglio che ciò che non mi va bene cambi (chiede da tempo una moto più guidabile a centro curva, altrimenti su certe piste, non ci sarà mai partita, ndr). 2018? Vorrei poter dire che spaccheremo il mondo e vinceremo, ma non posso. Certo, possiamo far bene, ma ci sono aspetti tecnici che vanno migliorati adesso, perché poi sarà troppo tardi. Per questo sono preoccupato”.

Impossibile poi non aprire una parentesi sugli ordini del team di Borgo Panigale non ‘rispettati’ da Jorge Lorenzo nella gara di Valencia. Dovizioso ha sin da subito fermato qualsiasi tipo di polemica ‘difendendo’ il suo compagno di squadra:

“Più o meno. Qualcosa era accaduto. Ma alla fine cosa sarebbe cambiato se avessi spinto sull’ argomento per far venire fuori Jorge ancora peggio? L’ importante è che in Ducati si sappia come sono andate le cose e che questa situazione paghi al momento giusto”.

Un 2017 che ha intimorito tutti i piloti della MotoGp. Adesso infatti tutti sanno che c’è un nuovo campione contro cui lottare. Dovizioso ha capito da un simpatico dettaglio che i suoi rivali hanno iniziato a prenderlo seriamente in considerazione per la vittoria delle gare e del titolo Mondiale:

Non si distraggono più quando tocca a me parlare nelle conferenze stampa”.

Non poteva mancare poi un commento personale sui rivali e campioni delle due ruote. Da Rossi a Marquez, questo il parere di Dovizioso:

“Vale è tante cose. Lo si può amare o odiare ma ha attirato e appassionato milioni di fan. Lui è l’ anomalo che ogni tanto viene fuori nello sport. È il Tomba dello sci, è il Bolt dell’ atletica. Ha cambiato e condizionato il nostro mondo e quando hai la forza di condizionare, significa che di quel mondo sei il re. Marc è uno che ha spostato i limiti dell’ andare in moto. Prima di lui, chi aveva appena rischiato di cadere non riusciva più a rendere al massimo, era come se gara o prestazione venissero compromesse. Marc ha dimostrato che si può sbagliare senza poi condizionare il rendimento”.

Infine un racconto da brividi sulla rivalità con Marco Simoncelli e la reazione di Dovizioso alla sua morte:

“Io e Marco eravamo rivali da quando avevamo 7 anni. Una rivalità scomoda. Eravamo cane e gatto, lui quello aggressivo che sportellava, io quello buono e tranquillo. Due modi di vivere diversi, lui giocherellone e scanzonato, io serio e preciso. Non abbiamo mai legato. Però c’ è stato sempre rispetto sportivo perché sapevamo entrambi quanto eravamo forti. Quando Marco morì mi accadde qualcosa di strano. Tieni presente che non riuscivamo ad essere amici, che neppure ci parlavamo… e invece scoppiai a piangere. Io che non piangevo mai mi ritrovai in lacrime. Per questo, prima del funerale, decisi di andare a casa sua, da sua mamma, da suo papà Paolo. Già, il papà. Con cui fin lì avevo avuto un rapporto addirittura peggiore che con Marco. Ricordo quel giorno, eravamo uno di fronte all’altro e ci guardavamo e capivamo. Per la prima volta comprendevamo che per anni ci eravamo visti in modo distorto per via della competizione e della rivalità. Per la prima volta eravamo due persone reali. E da lì è nato un bel rapporto. È incredibile come la vita ti spinga a incaponirti su convinzioni sbagliate… E io, ora, ripensando a tutto ciò che era successo prima, vedo Marco completamente diverso da come l’ avevo vissuto. Solo che è troppo tardi”

 

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