Il Milan ribalta lo svantaggio del match di Cagliari grazie a due giocate di Kalinic che propiziano la doppietta di Kessie: così il bomber croato zittisce le critiche delle ‘vedove di Bacca’
Alla ripresa del campionato, il Milan ritrova un piccolo sorriso. Nonostante i consueti problemi di tenuta difensiva (gol subito e rosso, ingenuo, a Rodriguez) e le difficoltà di servire le punte, i rossoneri hanno trovato 3 punti importati in ottica Europa, superando in un colpo solo Atalanta, Torino, Fiorentina e Udinese e portandosi a -2 dalla zona Europa League. Un successo importante per il Milan, capace di ribaltare l’iniziale svantaggio (firmato da Barella) aggrappandosi al suo attaccante. Non Cutrone, nemmeno Andrè Silva, ma il tanto criticato Kalinic. Eppure guardando il tabellino del match, entrambi i due gol portano la firma di Kessie. Vero. Kalinic infatti è quel tipo di giocatore che può essere decisivo anche senza segnare e oggi lo ha dimostrato. L’attaccante croato si è procurato il calcio di rigore del pareggio, lasciandolo a Kessie, propiziando pochi minuti dopo il gol dell’1-2 con una grande sponda al centro dell’area di rigore. A Kalinic viene spesso criticato il fatto di essere poco incisivo in zona gol, oggi questione più di sfortuna che altro, dimenticandosi di includere nella valutazione della sua partita il lavoro sporco compiuto per la squadra. Kalinic è decisivo in silenzio: nelle dozzine di palloni difesi e smistati sui lanci lunghi; nei falli guadagnati, nelle battaglie corpo a corpo contro i difensori, spalle alla porta che fanno rifiatare la squadra; negli interventi difensivi sulle palle inattive, sempre utilissimo con i suoi centimetri ad allontare eventuali pericoli.
Un lavoro nell’ombra che fin troppo spesso non riceve il giusto riconoscimento, se poi il gol del Milan non porta la sua firma. Su Kalinic se ne sono dette di tutti i colori fin dal suo arrivo: pagato troppo, poco mobile, non incisivo sotto porta. Qualche tifoso ha addirittura rimpianto l’addio di Bacca. Ecco, chi critica Kalinic si meriterebbe Bacca, un attaccante da doppia cifra (13 i gol dell’anno scorso) ma completamente avulso dalla manovra. Il Milan non poteva appoggiarsi all’attaccante colombiano, incapace di lavorare il pallone, servire i compagni o far salire la squadra, utile solo nei metri finali per spingere in porta il pallone una partita sì e due no. Quello che Mandzukic fa nella Juventus, Kalinic fa nel Milan: lavoro sporco al servizio della squadra, osannato come un guerriero il primo, spinto ad andarsene il prima possibile il secondo. A volte bisognerebbe mettere da parte i discorsi da ‘fantacalcio’, legati solo ai gol e guardare la prova complessiva di un giocatore, il sudore e il sangue che lascia sul campo. Con la prova di oggi Kalinic si è ripreso il Milan, in silenzio, come sempre: le critiche delle ‘vedove di Bacca’ se l’è portate via il vento della Sardegna Arena.