Dall’oblio alla risalita, la ricerca della felicità di Lapo Elkann pare compiuta: l’intervista che scava nel profondo del rampollo di casa Agnelli
Lapo Elkann dopo il disastro combinato un anno fa a New York (leggi qui) ha cercato di riprendere in mano la sua vita. Un nuovo progetto imprenditoriale, quello insieme a Carlo Cracco (leggi qui), tanta voglia di ricominciare ad essere felice e di mettere la testa al posto. Lui giura di aver detto addio alle droghe e racconta la sua risalita verso la felicità in una profonda intervista al Corriere della Sera. Al sito del quotidiano Lapo Elkann confessa il suo nuovo Io.
è un messaggio che voglio dare a tanti: le sostanze (le droghe, ndr) possono abbagliarti ma sono il peggiore amico che puoi avere, – dice il rampollo di casa Agnelli dall’alto della sua esperienza – perché ti allontanano da tutto. Con loro ho combattuto battaglie terribili, e ho ottenuto la più grande vittoria della mia vita. Io sono luce e oscurità, quest’ultima mi ha portato alla cocaina. Pensavo fosse glam. Invece è da sfigati. Mi sono fatto male e ho fatto male. Poi ho incontrato medici geniali, Lorenza Bolzani e Gallimberti e Bonci, italiani per l’appunto, che hanno inventato un sistema chiamato Tms, che agisce sul cervello e allontana il craving, la voglia. Ce l’ho fatta. Si può. Bisogna volerlo. Raccontare tutto questo con leggerezza? Ci provo, ecco. Diciamo che amo viaggiare ma qualche volta mi sono perso perché mi sentivo solo, infelice, ingabbiato. Non mi amavo e non amavo chi ero. Ora, a 40 anni, mi accetto. Avrei voluto succedesse prima ma è andata così. Guardando i miei fratelli e i loro figli. Ho sentito il desiderio di averne. Ma io non ho mai amato la mia infanzia. E mi sono detto che così non sarei stato degno di essere padre. Dovevo sentirmi pulito. Ora aspetto la donna giusta.
Sulla sua donna ideale poi Lapo Elkann aggiunge:
No, ma vorrei fosse forte e avesse una propria vita a prescindere da me. Non sono un soggetto raccomandabile? Lo so, la mia storia può spaventare. Ho amato due donne moltissimo: alla follia Martina Stella che ora è una carissima amica e sono contento di vederla felice sposata e con figli. Lo merita. E sono stato molto innamorato di Bianca (Brandolini ndr). Con loro ho costruito e distrutto. Martina è stata la prima che ha cercato di farmi uscire dalle sostanze. Ma avevo paura di legarmi per la mia diffidenza con le donne, dovuta forse al rapporto non facile con mia madre. Sempre tanti dubbi e quell’ossessione per la perfezione, che non esiste.
Sull’orrida confessione in cui Lapo Elkann ha raccontato gli abusi subiti nel collegio frequentato da bambino, l’imprenditore italiano incalza:
io non l’ho fatto per me, ma per quelli più sfortunati di me. È successo quando un autista mi raccontò la sua storia: era stato violentato anche lui da piccolo, ma non aveva avuto il coraggio di dirlo. Ho capito che dovevo farlo io. E se mi hanno attaccato non mi interessa. L’umiliazione di essere abusato ti porta a nasconderlo e ti senti colpevole perché è successo. È una violenza incommensurabile che ti trascina nel meccanismo di autodistruzione: canne, alcol, cocaina, prostitute per non sentire il dolore dentro. Anestetizzarlo a tutti i costi, questo solo contava. Nessuna gioia o divertimento. Solo squallore e tristezza. Ne parlavo con il mio migliore amico, Thomas, che si è ucciso: aveva avuto un problema come il mio e non lo ha mai affrontato. Io, nella disperazione, ho voluto combattere, senza mollare. E sono uscito alla luce.
Sulla società moderna Lapo Elkann confessa i suoi cattivi presentimenti:
Il problema di oggi è che sembra sia necessario essere sempre perfetti. Troppa ansia da prestazione e si ricorre alle sostanze. Che siano anche medicinali per non sentire un dolore banale. Le cliniche sono piene di persone che devono disintossicarsi dai farmaci. E poi c’è il digitale che ti fa vivere nell’apparenza, ma è la realtà che va affrontata. Ora sono fuori dai social e sono pazzo di gioia.
Infine sugli ultimi guai combinati e su quelli che potrebbe combinare in futuro, asserisce:
Se saranno casini saranno costruttivi, più che prometterlo voglio dimostrarlo a me stesso. Sono pulito da un po’: New York (un anno fa, il finto rapimento ndr) fu un incidente. Non posso dire nulla. Era un periodo particolarmente violento, aveva scoperto che il mio autista fidato da anni rubava, poi l’arroganza dei miei manager, la mia amica Franca (Sozzani ndr) che stava morendo, come un altro amico. Sotto pressione ho sbottato. E mi sono fatto male.