Storia, talento e blasone vittime del regolamento FIFA: ecco 5 buoni motivi per i quali l’Italia non meritava l’esclusione dal Mondiale

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Lo 0-0 contro la Svezia ha impedito all’Italia di essere ai Mondiali di Russia 2018. Ma lo merita davvero? Ecco 5 buoni motivi per cui gli azzurri dovrebbero esserci

La doppia sfida contro la Svezia che metteva in palio un pass per i Mondiali di Russia 2018, ha rappresentato un vero e proprio dramma sportivo. Sconfitta senza appello a Solna, partita grintosa a Milano, ma senza trovare la via del gol. Risultato: Svezia in volo verso Mosca, l’Italia che nel day after raccoglie i cocci di una dolorosa sconfitta, con tanta amarezza. Eppure, a ben guardare di rimpianti ce ne sarebbero tanti. Tralasciando i disfattismi di chi di calcio non ne capisce, possiamo dirlo da appassionati, non da tifosi: l’Italia meritava il mondiale. Vi diamo 5 buoni motivi per essere d’accordo con noi.

1) Il primo è il regolamento FIFA, da rivedere. Il ranking che determina le teste di serie per i gironi di qualificazione ai Mondiali non riporta il reale valore di una squadra. Fra i vari parametri, vengono prese in considerazione ad esempio le amichevoli, equiparando un test match serio contro una big (una vittoria contro la Germania per intenderci) ad una partita contro la ‘Malta di turno’. L’Italia che solo un anno fa ha insegnato calcio a Spagna (8ª) e Belgio (5ª) agli Europei, si ritrova 15ª, dietro a squadre del calibro di Perù (10°), Svizzera (11ª), Galles (14ª). Conseguenza di ciò, sono i gironi di qualificazione squlibrati: mentre l’Italia è costretta al secondo posto nel girone contro la Spagna, così come l’Olanda nel gruppo della Francia, squadre come la Serbia hanno passeggiato nel gruppo D contro Irlanda, Galles, Austria, Georgia e Moldavia, così come la Polonia che aveva nella Danimarca l’avversario più ‘temibile’ nel gruppo E. La Germania invece, favorita dal giusto ranking, ha fatto 10 vittorie in 10 partite (segnando 43 gol) contro Irlanda, Rep. Ceca, Norvegia, Azerbaigian e San Marino. Gironi nei quali l’Italia avrebbe ottenuto facili qualificazioni.

LaPresse/ Fabio Ferrari

2) Il secondo punto è il talento. L’Italia è una squadra dal grande talento, eppure squadre del calibro di Iran, Panama, Arabia Saudita ed Egitto voleranno in Russia in estate, al posto degli azzurri. L’Italia ha un gruppo di giocatori che giocano nei migliori campionati europei: Darmian (Manchester United), Zappacosta (Chelsea), Verratti (PSG), Zaza (Valencia), Gabbiadini (Southampton). Ha calciatori di talento come Insigne, Belotti e Bonucci che sono sulla lista dei desideri delle maggiori big d’Europa. Ha un gruppo di giovani come Donnarumma, Bernardeschi, gli stessi Belotti e Insigne e tanti altri, pronti ad essere presente e futuro di una Nazionale.

Ventura - ph lapresse
Ventura – ph lapresse

3) Il terzo elemento si collega a quello precedente: la colpa di Ventura. Se è vero che l’Italia ha grande talento, è anche vero che questo talento non si è visto. Il dito va puntato contro il ct. La mancanza di personalità gli ha impedito di trovare una soluzione al 3-5-2 tanto ‘amato’ dal blocco Juve ma di difficile interpretazione per gli altri giocatori. La coppia davanti, formata da due giocatori identici (Immobile e Belotti), ha tolto il posto al tridente, relegando Insigne in panchina, o addirittura nel ruolo di esterno del centrocampo a 5, un modo ‘tecnico’ per definire il terzino. Largo a Gabbiadini ed Eder, con El Shaarawy e Bernardeschi in panchina. E soprattutto Balotelli a casa.

LaPresse/Jonathan Moscrop

4) Il terzo e ultimo punto è il blasone. Quattro stelle sul petto parlano da sole. Non ci sarà la possibilità di un’ Italia-Brasile, Italia-Francia, Italia-Germania, match che hanno scritto pagine leggendarie nella storia dei campionati Mondiali. Non sarà solo una delusione per tifosi e appassionati, la FIFA fa già i conti relativi al danno economico che ha generato la mancata partecipazione degli azzurri (così come quella dell’Olanda o degli USA), legata al grande indotto economico che un nazione come l’Italia genera in queto tipo di tornei. Neanche lontanamente paragonabili a Sud Corea, Aarabia Saudita, Marocco, Panama, Iran, Egitto, Tunisia ma anche ad una semplice Svezia di turno.

LaPresse/Garbuio Paola

5) Il quinto e ultimo motivo è l’introduzione del VAR. L’Italia ha dato il via alla rivoluzione tecnologica del VAR, il sistema di telecamere che assiste l’arbitro nei match di Serie A e che ha portato solo benefici. VAR che la FIFA aveva suggerito alla UEFA già per gli spareggi, salvo ricevere una risposta negativa. Magari con l’ausilio del VAR, almeno sarebbe stato fischiato il rigore su Darmian, il più netto (i falli di mano sarebbero andati a discrezione dell’arbitro) fra quelli fischiabili sia per l’una che per l’altra parte. E forse staremmo parlando di un altra partita.

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