Dai cambi, al gioco che non c’è, fino al ‘caso’ Andrè Silva: il Milan sbanda e ‘rischia’… la riconferma di Montella

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La sconfitta contro la Roma riapre il caso Montella in casa Milan: la società dà fiducia al tecnico ma la squadra presenta evidenti limiti che rischiano di far naufragare una stagione partita con grandi prospettive

LaPresse/Spada

Musi lunghi, clima pesante e la sensazione di non riuscire a trovare la luce in fondo al tunnel. Si approccia così il Milan alla seconda sosta per le Nazionali che maschera quello che potrebbe essere una sorta di ‘ritiro‘. Se non si può parlare di ‘punizione‘, in questi 15 giorni senza Serie A ci saranno lunghi momenti di riflessione. Rifletterà la società sulla posizione di Montella, nonostate la riconferma. Rifletterà Montella su cosa cambiare in un Milan che fa grande fatica.

La prestazione contro la Roma non deve trarre in inganno: non bastano come alibi due gol subiti nel finale e l’aver avuto il pallino di un gioco sterile per gran parte del match. I numeri delineano una situazione che diventa quasi imbarazzante. Quella di questa sera è la terza sconfitta in 7 partite, la terza in uno scontro con squadre di medio alto livello, la seconda contro due dirette concorrenti per un posto in Europa. Il Milan scivola al 7° posto in classifica, a pari punti con il Torino ma dietro per differenza reti. I rossoneri sono attualmente fuori dall’Europa, a -4 dalla Lazio che occupa il 4° posto, ultimo utile per l’accesso in Champions League e a -9 dal primo posto, per il quale già dopo appena 7 partite, serve uno sforzo enorme per recuperare Napoli e Juventus. Distacchi che aumenterebbero in caso di vittoria della Roma, con una partita in meno, che si porterebbe a 18 punti spedendo il Milan a -6 dalla quarta posizione e con lo scontro diretto perso a San Siro.

Han Li e Fassone
LaPresse/Alfredo Falcone

La società ha fatto sapere, stando a quanto riportato da Alessandro Alciato ai microfoni di Sky Sport, di avere piena fiducia in Montella e di voler proseguire sulla stessa linea tracciata ad inizio stagione. Una linea che rischia però di condurre ad una clamorosa disfatta, per una squadra che non ha nascosto grandi obiettivi e tanto ottimismo per l’annata in corso. Con la sosta imminente, la società avrebbe potuto cogliere al volo l’occasione per esonerare Montella e dare in mano la quadra ad un altro allenatore che avrebbe due settimane per preparare la squadra al prossimo impegno di campionato.

Partita per altro non facile: al rientro dalla pausa il Milan avrà il derby contro l’Inter, il primo completamente cinese, una partita che mette in gioco molto più di 3 punti. Perderlo sarebbe un brutto colpo per l’ambiente rossonero. Perderlo giocando male sarebbe motivo di vergogna per la nuova proprietà, ma quel punto colpevolizzare Montella dopo averlo riconfermato diventerebbe una mancanza di stile, oltre che una decisione che denoterebbe una totale confusione fra le alte cariche della società.

Il calcio giocato passa quasi in secondo piano rispetto a tutti questi discorsi. Il campo riporta dei demeriti che non possono che essere quelli di Montella. La scusa di avere una rosa quasi completamente nuova perde di valore partita dopo partita: dopo due mesi di lavoro la squadra non ha ancora assimilato le idee di gioco dell’allenatore. La partita contro la Roma è lo specchio del gioco del Milan. Poche occasioni e mal costruite, difficoltà nell’impostare la manovra e di dar sbocco ad essa con soluzioni offensive di reale pericolosità.

LaPresse/Luciano Rossi AS Roma

Un primo tempo basato per lo più su lanci lughi e iniziative individuali, caratteristiche che sconfessano il gioco corale che predilige Montella. Di contro una Roma che crea poco e soffre ancora meno, ma che alle due prime, nitide, palle gol firma due reti pesantissime che fanno sciogliere completamente le flebili certezze rossonere. Il Milan esce dalla partita già al primo gol e Montella resta impietrito nella sua indecisione.

Sintomatica la gestione dei cambi: il primo arrivato a 10 minuti dalla fine, sotto di due gol, con il giovane primavera Cutrone a sostituire Kalinic, come se il problema fosse nei terminali offensivi. Il secondo a 7 minuti dalla fine, con Bonaventura a sostituire Borini, uno dei più positivi (almeno in termini di impegno) della partita. Ciliegina sulla torta il doppio giallo di Calhanoglu, fumoso e confusionario, come il Milan e il suo tecnico.

Unica nota lieta Andrè Silva. Il giovane attaccante portoghese va vicino al gol in diverse occasioni, abbina fisico e qualità, mostrando diverse giocate degne di nota. Inevitabilmente, è anche questo un dato a sfavore di Montella che fin qui a impiegato col contagocce in campionato quello che, in termini di talento, potenziale e qualità è il miglior attaccante, se non il miglior giocatore che il Milan ha attualmente in rosa. Saranno 15 giorni di attenta riflessione per il Milan: il derby è l’ennesimo scoglio importante contro il quale il Milan non potrà ancora naufragare. In caso contrario non basterà invertire la rotta: la soluzione sarà forse quella di cambiare timoniere.

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