A tutto Chamizo, dalla ‘sopravvivenza’ a Cuba alla medaglia olimpica: ”ecco cosa mi ha insegnato la lotta”

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Frank Chamizo a 360 gradi: il bronzo olimpico si racconta ad Extratiime di Radio 1 Rai

A Cuba per sopravvivere facciamo quello che capita e quindi fin da bambino impariamo a cavarcela da soli.. E di conseguenza andando avanti nella vita riesci poi ad affrontare qualsiasi cosa perchè fin da piccolo sei da solo e devi agire in prima persona“. Frank Chamizo, campione del mondo di Lotta libera e medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Rio, ospite di Massimiliano Graziani nella trasmissione “Extratime” di Radio 1 Rai, ha parlato della sua infanzia difficile a Cuba (cresciuto da solo con la nonna in condizioni di povertà, con il papà negli Stati Uniti e Mamma in Spagna), della prima volta in palestra quando aveva solo sette anni, della forza caratteriale che regala la lotta e della sua integrazione felice nella nuova famiglia italiana. Chamizo racconta la prima volta in palestra e gli esordi da bambino.

LaPresse/Gian Mattia D’Alberto

Avevo sette anni quando sono entrato in palestra, ero a zonzo fuori di casa, si è fatto tardi e sono entrato in palestra e sono rimasto subito affascinato.. Mi hanno detto ‘sei troppo piccolo e per praticare la lotta devi portare un documento, un’autorizzazione’. Allora sono tornato a casa e mi sono preso delle ‘mazzate’ da mamma che mi ha detto “Assolutamente no!”.. Poi dopo un mesetto mia mamma è partita per la Spagna e io, di nascosto, ho preso il documento della Nonna e sono tornato in palestra ad iscrivermi da solo.. Quando hanno visto il mio nome mi hanno detto che anche mio papa’ ha fatto la lotta libera e in questo modo ho scoperto che anche lui e’ stato un atleta“.

LaPresse/Gian Mattia D’Alberto

L’azzurro racconta gli insegnamenti ricevuti praticando lotta libera. “La lotta ti insegna ad essere tranquillo ed equilibrato in tutte le situazione che vivi e ti insegna ad avere rispetto per tutti.. nella vita ci vuole carattere e la lotta e’ un’esperienza fondamentale per formarlo“. La sua famiglia italiana: l’ex Moglie Dalma Caneva (si sono sposati giovanissimi: 20 anni lui, 18 lei e poi separati) e l’ex suocero Lucio Caneva, suo allenatore che gli fa anche da padre. “Loro sono la mia famiglia.. e ritrovarmi in questa famiglia e’ stata la mia fortuna perche’ sono entrato in un mondo dal quale non vorrei uscire mai!! Mi hanno conosciuto quando avevo 18 anni e mi sono integrato in Italia grazie a loro e ora mi sento assolutamente italiano.. Loro mi hanno insegnato l’educazione e il rispetto. A Dalma voglio un bene enorme e siamo ancora in ottimi rapporto, mentre Lucio per me e’ come se fosse un padre: a dire grazie e per favore l’ho imparato da lui ed e’ una cosa bellissima, perche’ da dove vengo io non si dice “per favore”.. da dove vengo io le cose si fanno punto e basta“.

LaPresse/Reuters

Nel frattempo, è arrivato il bronzo olimpico, che fa seguito alla sconfitta in semifinale contro l’Azero Asgarov. “Devo ancora ringraziare l’Italia per la grande festa che mi hanno fatto al rientro e che mi ha aiutato a sopportare il malessere. Ma e” una sconfitta che mi brucia ancora e questa rabbia me la portero’ fino alle prossime olimpiadi di Tokyo, perche’ mi ha tolto il sogno!! Lui e’ un atleta forte e smaliziato in gara, esperto”.. E sui sospetti di doping aggiunge:“La lotta in Azerbaijan è lo sport più popolare (come il calcio da noi) e loro fanno di tutto pur di raggiungere il risultato.. Fanno anche quello che non si può fare, doping compreso“. (ITALPRESS).

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