Dall’incidente alla (moderna) MotoGp, a tutto Biaggi: “il calvario, la visita di Lorenzo e Valentino Rossi in Ducati, ecco cosa dico”

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Max Biaggi, dall’incidente che ha messo a rischio la sua vita alla MotoGp di oggi e la sua vita con i figli e Bianca: il campione delle moto italiano si racconta…

Il 9 giugno era venerdì. – così Max Biaggi inizia la lunga intervista che concede alla stampa per raccontare nel dettaglio i suoi giorni di calvario dopo l’incidente subito – Due giorni dopo sul circuito del Sagittario a Latina c’era una gara di Supermotard cui volevo partecipare. Sono andato lì per prepararmi, fare il rodaggio del motore. Pensavo di girare un quarto d’ora di pranzo, mangiare, due chiacchiere con i meccanici e via. Mi vedevo sereno, è la parola giusta. Non felice e non infelice, quelle per me sono variazioni di serenità, dei picchi: chi dice che è felice sempre a dei problemi, ed anche chi è sempre infelice, ovvio”.

“Domenica sera avevo l’aereo per Nizza, sarei tornato a Monaco, alla routine dell’ufficio, avrei visto i bambini. – continua sulle pagine di SportWeek l’ex pilota di MotoGP – In un paio di settimane arrivava il compleanno, avevo prenotato una vacanza a in Spagna. La sere invece ero sul lettino del pronto soccorso, da quasi 5 ore, in attesa di trasferirmi in rianimazione. Mica aspettavano me, ho fatto la mia bella fila”.

“In pista, quando mi avevano sdraiato la prima volta sulla barella, senza sedativi, avevo tirato dei “pochi” che non vi dico… – svela Biaggi – Pensavo di essermi fatto male ma non pensavo che le costole rotte ed il polmone sgonfiato fossero un problema così grave. Non mi era mia successo quando correvo al mondiale , perché doveva accadere adesso? Nel fotogramma successivo ero già in rianimazione: ho aperto gli occhi e mi sono risvegliato, bip bip bip, le luci dietro di me, un tubo inserito nella vena giugulare fino alla punta del cuore, altri ai polsi, mi hanno bucato tutto il bucabile…”.

I primi 5 o 6 giorni la morfina era così alta che sparavo cazzate incredibili! – racconta incredibilmente Max – Non ne ho mai avuto bisogno ma con 12 costole rotte che premevano l’hanno somministrata come da prassi. Era così tanta per il mio corpo che ho avuto lezioni allergiche, mi grattavo, m pensavo fossero le lenzuola… Come me c’erano Bianca, papà e mamma, mia sorella, a rotazione l’intera famiglia, e quando vedi tutti insieme inizi a preoccuparti.. Bianca è stata molto affettuosa e presenta, era in pista quando ho avuto l’incidente e non mi ha lasciato solo un attimo, è stata con me anche 14 ore di fila. Così come i miei genitori, che sono stati  la mia ombra in ospedale i tutto il tempo. Anche se la visita dei miei figli ha rappresentato il momento che mi ha emozionato di più”.

“Comunque il primario spiegava la situazione ma secondo Bianca non capivo bene, dicevo di sì a prescindere, come i giapponesi… – afferma scherzandoDopo tre giorni il medico ha detto che si trattava di un “trauma toracico maggiore da impatto, purtroppo su 100 casi 80 non ce la fanno non è un’opinione è una statistica”, e lì mi sono spaventato tanto ma tanto, Dopo qualche giorno è arrivato un altro dottore dicendo che dovevamo operare. “Un appisola pulizia veloce di routine”. Invece è durata più del previsto perché il polmone è stato ‘pizzicato’ tra due costole fratturate in modo scomposto, non riusciva ad espandersi bene, allora hanno scollato le costole dal polmone e l’hanno liberato. Mentre corri ad alo livello non pensi alle cose peggiori, ai rischi, magari vedi am dici “tanto a me non succede”. Però quando ti fai male per gioco e scopri che il dazio da pagare è così alto, che buttare la vita nel secchio per un divertimento è sbagliato, realizzi tutti in modo molto più chiaro. E’ stata una grande lezione“.

Parlando del suo passato da grande campione però Max Biaggi torna a sorridere e svela: “ho provato una gioia molto grande quando ho vinto il GP di Giappone nel 1998, al mio esordio in 500. (…) Dopo che mi è successa questa cosa vedo tutto così bene: ho dato una mano di bontà a tutto ciò  che sembrava nero”. “La precisione chirurgica nel fare un giro uguale all’altro. – ammette poi vagliando i suoi pregi da motociclista – Poi ero molto tecnico e selettivo: sapevo cosa mi poteva dare un pezzo nuovo, quanto era utile una modifica”.

Ed di amici del paddock gliene sono rimasti? “E’ quasi impossibile. – dice amaramente – Gli amici veri li conti sulle dita di una man in tutta la vita e l’ambiente dello sport è competitivo, fatto id mercenari, giusto o sbagliato che sia. L’unico con cui sono rimasto legato è Jamie Robinson: lo sento , andiamo in moto quando sono in America, ho un bel rapporto con un suo figlio”. Sulla visita di Jorge Lorenzo quando ancora si trovava in ospedale poi racconta: “aveva corso il Gp d’ora da e doveva tornare a Lugano. E’ arrivato con il suo fisioterapista affittando un aereo privato, da Amsterdam a Ciampino e poi da Roma in Svizzera pagandosi anche una notte in hotel. Le persone le valuti anche per gesti del genere”.

“Ho un carattere particolare quando negli anni 90 vincevo molto nei 250, sul podio mi mettevo nei pani di chi era lì con me . Non mi sono mai ubriacato in vita mia. – ammette . -Non mi piace il casino, preferisco rimanere appartato. Per questo ho faticato meno di altri nel lasciare la ribalta”. “Passano gli anni, i decenni, ma alla fine davanti ci sono sempre due Honda e due Yamaha, inserirsi è difficile. – dice la sua opinione sul presente in MotoGpDunque oggi i piloti forti sono Marquez, Pedrosa, Rossi, Vinales. Prima lo era Lorenzo perché in Yamaha. Alla fine anche Valentino sulla Ducati non ha fatto ciò che fa oggi. E la riprova è che nel 2015 a Valencia, quando lui partì in fondo alla schieramento ed arrivò quarto, ultimo di quelle quattro moto. Per carità, Rossi è stato bravissimo in carriera, però senza il mezzo giusto è dura. In generale mi piace chi va forte in scioltezza, facendo metà della fatica degli altri. Ma anche vedere Marquez produrre quei numeri da paura… Pensi “la prossima volta non lo fa più” e invece alla gara dopo lo ripete, – conclude Max Biaggi – mi affascina anche quello”.

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