MotoGp – Brivio, il rilento adattamento di Iannone alla Suzuki e quell’accordo con Zarco: “se devo dirla tutta…”

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A tutto Brivio: dalle difficoltà di Iannone con la Suzuki a quell’accordo con Johann Zarco

Un 2017 complicato per la Suzuki: Andrea Iannone non ha ancora trovato il feeling necessario per far bene in pista con la sua nuova moto, inoltre il team giapponese ha dovuto fare i conti con un infortunio ai test di Valencia che ha mandato Alex Rins ko.

Davide Brivio però non molla e si mostra positivo e fiducioso: “l’adattamento va a rilento. La chimica tra Iannone e la Suzuki non si è ancora formata. Ma ci arriveremo. Non sono tanto preoccupato, anche se questa, ovviamente, non è la situazione in cui noi tutti ci aspettavamo di essere. Ma so anche che non stiamo esprimendo il nostro potenziale. Vorrei partire da lontano. Cioè dalle rispettive situazioni, la nostra e quella di Andrea. In Suzuki abbiamo avuto due buoni anni dopo il ritorno in MotoGp, cioè sempre in crescita e con risultati sorprendenti perchè eravamo al debutto, soprattutto nel 2016, con la vittoria a Silverstone e i podi. Quindi il potenziale della moto è diverso da quello che si sta vedendo. Lo dico perchè nel 2016 abbiamo fatto una grande stagione grazie anche a Vinales, che ha guidato in modo impeccabile, ma nel finale di stagione anche Aleix Espargarò è statp sempre in lotta per il podio, soprattutto nelle ultime 4-5 gare”, ha spiegato il team manager Suzuki in un’intervista a Motosprint.

E’ diverso anche il potenziale del pilota di oggi, visto che Andrea nel 2016 ha vinto una gara e ha fatto altri tre podi. In un certo senso, moto e pilota hanno la stessa ‘esperienza’, quindi. Però non si sono ancora amalgamati bene. Al debutto in Valencia, in novembre, Andrea era entusiasta: mi ricordo certe frasi che pronunciò sceso dalla moto: ‘non ho mai guidato un telaio così’ e ‘non ho mai provato una moto del genere’… Lui ha subito evidenziato nell’elettronica usa delle aree che dovevano essere migliorate, ma sul resto non aveva grossi problemi. E questo ci aveva rinfrancato, perchè avevamo scelto Iannone pensando alla sua esperienza, oltre che al suo talento“, ha aggiunto Brivio.

Quando Maverick ci ha detto che aveva deciso di cambiare squadra, a metà del 2016, ci siamo immediatamente buttati su Iannone, perchè è un talento, è veloce, aveva già quattro anni di esperienza in MotoGp. Ma o penso anche adesso che con lui possiamo restare a certi livelli, che significa lottare per il podio e provare a vincere se si presenta l’opportunità“, ha continuato team manager italiano che ha poi ammesso che Iannone non si trova in una situazione del tutto serena, anche ‘per colpa’ della squadra : “una grossa difficoltà in cui si è trovato Andrea, deriva dal fatto che noi lo abbiamo lasciato solo: Alex Rins, oltre ad essere un debuttante, si è anche infortunato subito, e noi non abbiamo un team satellite.

Quindi Andrea è rimasto l’unico a dover portare avanti un lavoro di sviluppo contemporaneamente all’adattamento a una moto per lui nuova. Quando sei l’unico a svolgere questo tipo di lavoro è tutto più complicato perchè non hai controprove, non hai altri piloti che ti aiutano a lavorare, non hai altri riferimenti sulle prestazioni di altri che guidano la tua stessa moto. Guardiamo Lorenzo: ha in pista almeno altre due moto come la sua, quelle di Dovizioso e Petricci. La squadra, poi, ha una miriade di dati e informazioni, ma soprattutto Jorge ha un confronto con Dovi e Danilo. Se Lorenzo è decimo e Dovi vince, Jorge deve farsi delle domanide, dovrà capire che regolazioni ha usato o che stil edi guida ha adottato il suo compagno di squadra… invece Andrea da noi è completamente solo con i suoi dubbi, che sono poi anche i nostri. Se pilota e team hanno più dati e più risultati, hanno anche più certezze e allora si velocizza il lavoro. Per noi non è così. Ecco perchè andiamo più lentamente, in questo processo“.

LaPresse/Alessandro La Rocca

Infine Brivio ha svelato qualche dettaglio in più sull’accordo con Johann Zarco: “a livello contrattuale dovevamo soltanto finalizzare. Era tutto pronto. Gli abbiamo anche fatto fare dei test a Motegi. Quando abbiamo fatto il test, nel luglio 2016, avevamo già deciso che non sarebbe venuto con noi. Il test glielo abbiamo fatto fare perchè, signorilmente, abbiamo voluto mantenere una promessa che gli avevamo fatto. La decisione però era già stata presa, sapevamo che non ci sarebbe stato un prosieguo. La storia è questa: con Zarco eravamo d’accordo già da parecchio tempo, nel senso che l’accordo l’avevamo fatto molto tempo prima.

LaPresse/Alessandro La Rocca

E quell’accordo prevedeva che lui sarebbe stato un pilota da far crescere nel team satellite, a partire dal 2017. Purtroppo il progetto del team satellite non è andato a porto. E ci siamo trovati a dover compiere delle scelte. Sono molto contento per quanto sta facendo Zarco perchè se lo merita. Quando ho passato una settimana con lui e con il suo manager ho scoperto una coppia formidabile. Zarco vive davvero per la moto, conosce tutto, tutta la storia e tutti i piloti del passato, ha una grande cultura motociclistica. Lavora sodo, è un pilota con poco telefonino, senza social, soltanto lavoro in moto e allenamento con tecniche particolari. E’ bravissimo e voglio dirla tutta: penso anche che andando in Tech3 abbia trovato una situazione ideale, quindi credo che sia contento di non essere venuto da noi“.

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