Giro d’Italia 2017, numeri e curiosità: crono decisive per il successo di Dumoulin, Nibali ancora al top. E adesso testa già al Tour de France…

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Giro d’Italia 2017, per l’Italia non solo ombre. Dumoulin ineguagliabile a cronometro, adesso occhi puntati sul Tour de France

Il Giro d’Italia n° 100 s’è concluso con la prima storica vittoria di un olandese, Tom Dumoulin: nato a Maastricht, a novembre compirà 27 anni e questo è il successo più importante della sua carriera. Ma, per favore, non paragonatelo a Merckx o Indurain… Eì un fortissimo cronomen (medaglia d’argento alle Olimpiadi di Rio de Janeiro) e proprio a cronometro ha costruito il suo successo rosa: quest’edizione del Giro, infatti, prevedeva complessivamente ben 70km di corsa a cronometro individuale. Non erano così tanti dal 2009, l’edizione vinta dal russo Denis Menchov: quest’anno persino al Tour de France saranno molti meno (la metà, appena 36km!). Tra tutti gli altri uomini di classifica, Nibali ha confermato il suo feeling con le conometro ed è stato nettamente il migliore, ma troppo più indietro rispetto al giovane olandese. Senza la cronometro di Foligno, quella ondulata di 40km, Dumoulin avrebbe concluso il Giro al 5° posto con 2′ e 22” di ritardo da Quintana e appena 4” di vantaggio su Pozzovivo. Ma la storia non si fa con i se e con i ma, e oggi l’Italia intera abbraccia il primo vincitore in rosa su due ruote.

LaPresse/Fabio Ferrari

Il colombiano Nairo Quintana torna sul podio del Giro per la seconda volta dopo il trionfo in rosa del 2014, e per lui è il terzo secondo posto in una grande corsa a tappe dopo quelli di 2013 e 2015 al Tour de France. Sul gradino più basso del podio, invece, troviamo Vincenzo Nibali, unico italiano a vincere una tappa in questo Giro, per la 5ª edizione consecutiva sul podio della corsa rosa nelle ultime 5 volte a cui ha partecipato: 3° nel 2010, 2° nel 2011, vincitore nel 2013 e nel 2016, 3° nel 2017. Per Nibali è un risultato importante: a 32 anni è la conferma che lo Squalo è ancora al top, dopo la caduta delle Olimpiadi di Rio de Janeiro e il successivo intervento, e il cambio di squadra che l’ha proiettato in un altro mondo. Certamente farà emozionare ancora tutti gli appassionati di ciclismo. Ma per l’Italia non è stato un Giro così disastroso: l’anno scorso Nibali era stato l’unico italiano nei primi 12 classificati, quest’anno invece con Pozzovivo 6° e Formolo 10° abbiamo tre italiani nella top-10, come non succedeva dal 2013 con Nibali 1°, Scarponi 4° e Pozzovivo 10°.

Molti corridori italiani erano al Giro con il compito di aiutare i rispettivi capitani, e l’hanno fatto egregiamente. Altri come Nizzolo, Rosa e Visconti, hanno combattuto con malanni e incidenti. Inoltre la platea del Giro è sempre più internazionale, visto quanto sta crescendo l’appeal della corsa rosa nel mondo. I migliori “cacciatori di tappe” italiani (Ulissi, Brambilla, Colbrelli) non erano presenti a questo Giro, e proveranno a dar lustro ai nostri colori nazionali al Tour de France. I forfait di Aru e Scarponi nelle settimane precedenti alla corsa hanno privato il movimento nazionale di ulteriori chance per competere ai massimi livelli, mentre hanno deluso moltissimo le due squadre italiane scelte nel circuito Professional con la Wild Card: Bardiani CSFWilier Triestina hanno avuto difficoltà persino per racimolare qualche piazzamento. Soltanto tre italiani sono saliti sul podio del Giro d’Italia per le premiazioni: Nibali per la tappa di Bormio, Cesare Benedetti ad Olbia per la maglia di miglior scalatore conquistata dopo la 1ª tappa e persa subito alla 2ª, e Davide Formolo maglia bianca per un giorno dopo l’arrivo sul Blockhaus (anche lui l’ha persa subito nella tappa successiva). Tra rosa, bianca, ciclamino e azzurra, sono state assegnate 84 maglie: soltanto due sono finite nell’armadio di corridori italiani. Potremmo rifarci proprio al Tour, dove Fabio Aru cercherà di riscattare l’edizione dello scorso anno, deludente, e potremmo vedere anche Vincenzo Nibali che deve ancora decidere se proseguire la stagione con il Tour o la Vuelta.

Fernando-Gaviria-Giro-dItalia
LaPresse/Fabio Ferrari

Una postilla finale: Fernando Gaviria. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Se c’è una stella che è nata sulle strade di questo Giro, è proprio il giovanissimo colombiano. Appena 22 anni, era alla prima partecipazione in una grande corsa a tappe, ha vinto 4 tappe e la classifica finale a punti, portando a casa la maglia ciclamino. Ne ha indossate 17, dalla 5ª tappa fino all’ultima. E’ stato anche maglia rosa e maglia bianca per un giorno dopo la 3ª tappa, vinta a Cagliari. Simpatico, volenteroso, allegro, umile: è il volto più bello, sano e pulito di questo Giro d’Italia, entusiasmante e travolgente. E’ stato uno dei pochissimi velocisti ad arrivare fino a Milano nonostante le 7 durissime tappe finali in cui non c’erano chance di vittoria, ha tutte le carte in regola per diventare un grandissimo del ciclismo internazionale e il Giro sarà sempre orgoglioso di averlo visto sbocciare sulle sue strade, proprio nell’edizione n° 100.

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