Atletica-Diamond League: spettacolo a Eugene, Mo Farah imbattibile sui 5000 metri

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Grande spettacolo per la terza tappa della Diamond League a Eugene dove Mo Farah continua a dettare legge nei 500o metri

Ancora uno strepitoso meeting della IAAF Diamond League 2017. La terza tappa, il Prefontaine Classic di Eugene, ultimo step oltreoceano prima dell’esordio europeo dell’8 giugno a Roma per il Golden Gala Pietro Mennea, regala un primato del circuito, sette migliori prestazioni mondiali stagionali e gare di altissimo contenuto. In cima alla vetta tecnica brilla Christian Taylor atterrato a 18,11 (+0.8) nel salto triplo con Will Claye oltre i 18 metri con 18,05 ventoso (+2.4). Gran misura anche nell’alto dove la russa Mariya Lasitskene-Kuchina rivendica il suo rango di iridata in carica con un sontuoso 2,03. Velocissima Tori Bowie sui 200 (21.77/+1.5) con Miller-Uibo e Thompson sotto i 22 secondi. Il campione di tutto Mo Farah si conferma imbattibile sui 5000 (13:00.70 sui 5000), Omar McLeod sui 110hs (13.01/+0.9) e Ashley Spencer nei 400hs (53.38). Prestazioni superbe di Ryan Crouser nel peso (22,43), Caster Semenya sugli 800 (1:57.78) e Faith Kipyegon sui 1500 (3:59.67). Sui 100 successi di Ronnie Baker (9.86/+2.4) e Morolake Akinosun (10.95/+2.1), Sam Kendricks vince l’asta contro Lavillenie (5,86), LaShawn Merritt fa suoi i 400 (44.79). 100hs a Jasmin Stowers in 12.59 (0,8), mentre il miglio vede l’affermazione di Ronald Kwemoi (3:49.04) e l’exploit di Jakob Ingebrigtsen, primo 16enne della storia a correre la distanza in meno di quattro minuti (3:58.07).

La IAAF Diamond League è appena stata teatro, come fu due anni fa a Doha, di una delle più grandi gare di salto triplo della storia dell’atletica. Il re è Christian Taylor, due ori olimpici e una carriera straordinaria sempre in parallelo con quella di Will Claye, vecchio compagno di pedana ai tempi del college e avversario grandissimo anche e soprattutto oggi. Taylor ha aperto subito un gap con la precedente world lead (17,40), poi al quarto round ha piazzato un salto mostruoso a 18,11 (0,8), staccando col piede destro, terza prestazione assoluta di sempre dopo il record mondiale di Jonathan Edwards (18,29) e il record USA dello stesso Taylor (18,21 in occasione dell’oro mondiale a Pechino 2015). E’ il primato della Diamond League, il record su suolo statunitense, record del meeting e naturalmente la miglior prestazione mondiale stagionale. Will Claye, punto per l’ennesima volta nell’orgoglio, ha risposto con una progressione sensazionale, passando per 17,66 e 17,82 (personale) fino a superare lui stesso i 18 metri (18,05 con vento appena oltre i limiti di +2.4). Come a Doha, Taylor c’è sempre. In Qatar fu il cubano Pichardo il vincitore (18,06) e Taylor secondo (18,04).

KUCHINA, RITORNO CON 2,03 – Non poteva mancare l’acuto nell’alto, in un contesto di grandi protagoniste, firmato da Mariya Lasitskene-Kuchina, al rientro dopo quasi due anni in un evento internazionale, salita a 2,03, record del meeting e migliore prestazione mondiale dell’anno, a pareggiare quanto aveva già fatto nell’inverno russo, record personale. Gara già vinta dalla russa a 1,98, battute la polacca Licwinko e la campionessa mondiale indoor Cunningham (1,95 per entrambe), quarta l’olimpionica Beitia (1,92). Nessuna misura per la Palsyte, l’oro europeo indoor di Belgrado.

BOWIE STORDISCE IN 21.77 – Promesse mantenute nei 200 donne, ma anche di più: per la terza volta nella storia della distanza almeno tre atlete sono scese nella stessa gara sotto i 22″, ma la firma è di Tori Bowie, straordinaria vincitrice in 21.77 (1,5), quidicesima prestazione all-time ma, più nello specifico, quinto tempo degli ultimi 10 anni, record della Diamond League e del meeting, davanti all’oro olimpico dei 400 Shaunae Miller-Uibo (21.91, record nazionale, in ottava corsia) e a quello dei 200 Elaine Thompson (21.98). Fuori dalla lotta, ma con crono di tutto rispetto, Dafne Schippers (22.30) e Allyson Felix (22.33). La miglior gara degli ultimi anni, assieme a quello, forse impareggiabile, della finale mondiale di Pechino 2015. Per la Thompson è la prima sconfitta sui 200 da quasi un anno (Oslo, Diamond League).

FARAH SENZA RIVALI – Niente da fare contro Mo Farah, all’ennesimo successo nel Prefontaine Classic. Il pluriolimpionico si è imposto nei 5000 con il nuovo record mondiale stagionale di 13:00.70 pur contro avversari coriacei come Yomif Kejelcha (13:01.21) e Geoffrey Kamworwor (13:01.35, leader ai 3000 in 7:51.39), che gli hanno reso il compito più arduo del previsto. Il copione visto oggi è quello che Farah ha mandato a memoria da anni: volata irresistibile e fuori portata degli altri per la vittoria. A braccia aperte come in tante recite precedenti. Chapeau. Caduta degli dei nella serie migliore del miglio, in chiusura di un fantastico meeting. Un “affair” tra kenyani di giovane stampo, che ha fatto vittime illustri nei connazionali più maturi, a iniziare da Asbel Kiprop, mai in gara (tredicesimo) e Silas Kiplagat (dodicesimo). Vince Ronald Kwemoi, già sontuoso sui 3000 a Doha, in 3:49.04, record mondiale stagionale, davanti a  Elijah Manangoi (3:49.08) e Timothy Cheruiyot (3:49.64). Nella seconda serie del miglio maschile world lead (poi migliorata da Kwemoi) del brasiliano Thiago Andre in 3:51.99 e primato europeo stagionale del britannico O’Hare (3:53.34) strappato coi denti a Henrik Ingebrigtsen (3:53.79), ma la notizia è la miglior prestazione mondiale al limite dei 16 anni del piccolo della nidiata degli Ingebrigtsen, Jakob, primo sedicenne della storia a correre in meno di quattro minuti (3:58.07, undicesimo) da primatista vero dopo aver rivoluzionato l’albo delle migliori prestazioni in tutte le categorie più giovani sui 1500 metri.

WORLD LEAD NEGLI OSTACOLI – In condizioni meteo perfette trova il grande tempo anche un altro olimpionico,il giamaicano Omar McLeod, vincitore dei 110hs in 13.01 (0,9) nella più bella gara dell’anno dove ha giganteggiato anche il nome nuovo, anche lui giamaicano, Ronald Levy (13.10, personale), davanti a Devon Allen (ai migliori livelli in 13.11). Con crono di prim’ordine (13.13 e 13.19), anche Aries Merritt e Andrew Pozzi (per il britannico personale eguagliato). Altra world lead, primo sub-54 dell’anno, per il bronzo olimpico Ashley Spencer (53.38) che ha sudato sette camicie per riprendere l’argento mondiale in carica Shamier Little (53.44), nettamente al comando all’uscita dalla curva e protagonista di una prova eccezionale in prima corsia. terza Georganne Moline, cui la Spencer ha strappato la leadership mondiale, in 54.09. Quarta la due volte iridata Zuzana Hejnova in 54.50, record europeo stagionale, solo quinta l’olimpionica di Rio Delilah Muhammad in 54.53, sesta l’argento di Rio Petersen in 54.85.

DITTATURA KIPYEGON-SEMENYA – Ancora un successo per l’oro di Rio Faith Kipyegon sui 1500 metri, firmati con grande autorità e ultimi cento metri da antologia in 3:59.67, prossima alla world lead di 3:59.22 già sua. La scozzese Muir ha cercato con il consueto coraggio di infilare la kenyana ai 1400 metri, senza riuscire, e ha perso anche il secondo posto di un centesimo (4:00.47) per merito dell’altra kenyana Hellen obiri (4:00.46). Caster Semenya, che fatica! Stavolta la campionessa olimpica ha visto le streghe contro l’altissima kenyana Margaret Wambui. La sudafricana ha iniziato la risalita ai 600 metri a preso la testa in 50 metri, ma la Wambui ha retto fino alla fine chiudendo a un solo decimo in 1:57.88 dalla Semenya (1:57.78). Ennesima miglior prestazione europea della stagione, firmata dall’elvetica Selina Büche, quinta in 1:59.46. Sul podio anche Francine Niyonsaba in 1:59.10, la seconda del podio di Rio con Semenya e Wambui.

KENDRICKS E CROUSER, VITTORIE DI PESO – Nell’asta, ricca di numeri uno mondiali e olimpici, vince ancora Sam Kendricks, il più regolare da inizio stagione, con 5,86, dopo la solita aspra battaglia con Renaud Lavillenie (5,81) e con il campione europeo indoor Piotr Lisek (5,81). Il primatista mondiale under 20 Armand Duplantis ha valicato i 5,71 (quarto) mostrando la forma di alcune settimane fa. Nessuna misura per il campione olimpico Thiago Braz. La battaglia dei giganti del peso ha ristabilito le gerarchie dei Giochi di Rio, con un Ryan Crouser in spolvero fin da febbraio e autore di un gran lancio di 22,43, record del meeting e seconda misura della carriera. Joe Kovacs, immenso pochi giorni fa a Tucson (22,57) ha chiuso in terza posizione con un miglior lancio di 21,44, battuto anche dal neozelandese Tomas Walsh (21,71). L’Europa per ora arranca dietro ai giganti d’oltremare: il tedesco Storl (20,63) e il campione europeo indoor Bukowiecki (20,29) chiudono quinto e settimo.

BAKER 9.86 NEL VENTO – Ronnie Baker, inverno strepitoso e primavera con motore già rodato, vince i 100 maschili con grande autorevolezza in 9.86 (vento 2,4), a sorpresa sul cinese Su Bingtian (9.92) e il britannico Ujah (9.95). Fuori dai primi tre per un centesimo Andre De Grasse (9.96), sotto i 10.00 Gatlin (9.97) e Rodgers (9.98). I 400 metri, terremotati nelle ultime ore dallo straordinario 43.70 di Fred Kerley in Texas, hanno premiato LaShawn Merritt, tornato a imporsi nel Prefontaine Classic dopo tre anni di insuccessi. Per l’oro olimpico di Pechino 44.79 sul botswaniano Thebe (45.04) e l’altro statunitense Norwood (45.05). Infortunio per il quianto di Rio Sibanda, accasciatosi sulla pista per uno stiramento al flessore della gamba sinistra. Nel campionato USA dei 100hs (sette americane e la bielorussa Talay) ha la meglio Jasmin Stowers, accorta tecnicamente per tutta la gara, in 12.59 (0,8), terza prestazione stagionale. Serratissima la lotta per i piani alti, Queen Harrison 12.64, Dawn Harper e Christina Manning 12.66, Sharika Nelvis 12.68. Solo sesta e settima la castlin e la Ali, due specialiste presenti sul podio olimpico di Rio. Sui 100 donne il vento appena oltre la legalità (2,1) ha guastato la festa di una brillantissima finisseur come Morolake Akinosun, vittoriosa in 10.94 sull’ivoriana Ahoure.  In 11.00 la veterana Veronica Campbell-Brown, quarta.

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