Lo sciopero dei Taxi sottolinea il problema delle lobby e della concorrenza che blocca lo sviluppo economico del nostro paese
Lo Sciopero dei Taxi sembra stia dando una tregua dopo quasi una settimana dall’inizio delle proteste che hanno coinvolto il mondo delle auto bianche. Queste ultime si battono contro la decisione di inserire nel decreto Milleproroghe, un emendamento che rinvia alla fine dell’anno la data per riformare il settore che risulta fermo ad una legge del 1992.
I tassisti lamentano e non accettano un altro anno senza imporre regole a Uber e agli autisti NCC (noleggio con conducente). Nella serata di ieri, quando ancora la protesta infiammava davanti il ministero dei Trasporti, sede della lunga trattativa iniziata in mattinata, il ministro Delrio raggiunge la mediazione con l’accordo con i sindacati che prevede l’impegno del governo a varare un decreto interministeriale entro 30 giorni contro i soggetti citati in precedenza e contro gli abusivi, mentre in un secondo tempo si interverrà sulla regolamentazione del trasporto con conducente.
La legge del ’92 stabilisce quella che viene definita “territorialità”, ovvero quella regola che obbliga ogni partenza di ogni corsa deve avvenire nel comune dove è registrata la propria licenza. Nel 2009 arrivano però alcune modifiche che regolamentano in modo più stringente l’utilizzo degli NCC: oltre a modifiche sulle regole di rilascio delle licenze viene stabilito che l’esercizio dei Noleggi con Conducente deve iniziare e terminare presso la rimessa del comune di competenza. Queste ultime regole sono contestate a causa di presunti problemi di incostituzionalità, oltre ad essere accusate di contrastare le regole comunitarie. Questa situazione è sfociata quindi in numerose cause arrivate in tribunale.
La lotta tra i Taxi ed NNC si è infiammata da quando questi ultimi utilizzano Uber e la sua app per trovare clienti: il problema è che le licenze dei taxi possono toccare anche i 300-400mila euro nelle grandi città, mentre quelle degli NCC si aggirano sui 60mila euro (senza contare il differente trattamento fiscale che risulta sempre a favore degli NCC ), quindi i tassisti pretendono di conseguenza di essere tutelati contro quella che considerano una concorrenza sleale.
Secondo noi il settore dei tassisti è stato “abbandonato” per troppo tempo, ed è per questo motivo si è trasformato in una vera è propria lobby paragonabile a quella dei notai. In un periodo storico dove stimolare la concorrenza sarebbe solo un bene, soprattutto considerando i servizi sempre più scadenti offerti dai tassisti e tariffe che raggiungono cifre molto elevate nelle grandi città. Infine, le licenze – limitate e spesso costosissime – sono tramandate di generazione in generazione proprio come accade nelle caste.