Ciclismo, amaro ritiro per Luca Paolini: “tante porte in faccia, ora smetto e apro un bar

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Luca Paolini dice basta col ciclismo e insieme a tre soci rileva lo storico Caffè Monti, simbolo della città di Como

LaPresse
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Luca Paolini ha detto basta col ciclismo. Ma il suo ritiro è molto amaro: nessuna squadra lo ha voluto ingaggiare a causa del suo passato con la cocaina. Inizialmente Paolini si era proposto all’Astana e poi alla Bahrain Merida, neo squadra di Vincenzo Nibali, senza avere risposta positiva: “mi sono allenato duramente, ero tornato in forma. Ma ho trovato porte chiuse. All’Astana, Vinokourov mi ha detto che con la squalifica che avevo avuto non poteva prendermi. Detto da lui, mi ha fatto sorridere… – ha dichiarato Paolini come riportato da La Gazzetta dello Sport -. Mi sarebbe piaciuto provare con la nuova Bahrain-Merida, ma la cultura araba non ammette il minimo errore riguardo alcol e droga. Eppure io ho continuato a crederci, ma mi ero messo una scadenza in testa, le feste di Natale. Non è successo niente, e ci sono rimasto con l’amaro in bocca”.

LaPresse/Reuters
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L’ex corridore di Mapei, Quickstep, Liquigas e Katusha ha vinto in carriera molte gare come: 1 tappa alla Vuelta di Spagna, 1 al Giro d’Italia e il Giro del Piemonte. L’ultimo anno con la Katusha è stato l’inizio dell’oblio per il Gerva (soprannome preso dal personaggio di Giacomo Poretti nello sketch de Gli Svizzeri): al Tour de France nel 2015 è risultato positivo alla cocaina. Una parabola che lo ha portato alla dipendenza dalla Benzodiazepina, poi curata dopo un accurato periodo di disintossicazione. Ruolo fondamentale è stato quello della famiglia: “la famiglia ha avuto un ruolo decisivo nel farmi risollevare, – prosegue -. Forse la situazione più difficile è stata con mia figlia Gaia, che ha 16 anni ora. Se da genitore commetti un simile errore, ti senti una merda perché dovresti essere tu l’esempio e invece….”.

LaPresse/Fabio Ferrari
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Lo hanno abbandonato tutti tranne Daniele Nardello e Paolo Bettini e il ct dell’italbici Davide Cassani che lo ha chiamato qualche volta. Ma, la Federazione lo ha abbandonato a se stesso. “So di avere fatto male al ciclismo. Però, prima, avevo anche dato tanto, – continua -. Il c.t. Cassani mi ha chiamato qualche volta, invece dal resto della Federazione solamente indifferenza. Non si sono fatti vivi neanche per dirmi che ero un coglione. L’avrei apprezzato di più”.

Dopo l’addio amaro al ciclismo, Paolini ha rilevato insieme a tre soci lo storico bar di Como: il Caffè Monti, simbolo della città. Oltre questa inusuale idea, l’ex corridore ha alcuni progetti legati con lo sport: “l’ho rilevato io assieme ad altri tre soci. E l’idea è cercare di fare lo stesso con altri locali storici della zona, – conclude -. Ma ho anche altre cose in testa, come progetti legati a turismo e ciclismo, o all’abbigliamento sportivo. La bicicletta resterà sempre nella mia vita. È il ciclismo agonistico che non ne farà più parte”.

 

 

 

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