Djokovic è nella polvere, il re è caduto: a Murray non resta che raccogliere quella corona

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La sconfitta di Djokovic nei quarti di finale di Parigi-Bercy consegna a Murray la possibilità di scalzare il serbo in testa alla classifica Atp

222 settimane, un’eternità. O forse no. La corona sta per cadere, il mantello inizia a sgualcirsi, lo scettro va incontro alle prime crepe. Sono i primi segnali di un impero che sta per finire, di un trono che sta lentamente passando di mano.

LaPresse/Reuters
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Da Parigi a Parigi, Novak Djokovic rischia di veder terminare all’ombra della Tour Eiffel il suo dominio incontrastato sul tennis mondiale. Cinque mesi fa i sorrisi per la vittoria al Roland Garros, venti settimane dopo l’amarezza per l’eliminazione dal Masters 1000 di Parigi-Bercy. Un tonfo (forse) atteso contro Cilic, e il re si ritrova nella polvere. Andy Murray scruta quella corona che rotola e si immagina già di indossarla. Potrebbe farlo già oggi, nel caso in cui dovesse battere Milos Raonic in semifinale. Due set dalla gloria, un solo match dal diventare il 26° numero 1 nella storia dell’Atp. 1915 punti volati via in un batter d’occhio, nell’arco di una settimana che potrebbe cambiare del tutto la carriera di Murray.

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Per la qualità del suo tennis, per il periodo di forma straordinario, per il cinismo dimostrato nelle ultime uscite, il britannico merita quel primo posto, merita di essere considerato il più forte di tutti. Resta però un ultimo ostacolo da superare, poi si scriverà la storia. Il re è caduto, a Murray non resta che raccogliere quella corona!

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