MotoGp, 7 anni di digiuno sono troppi: Dovizioso è davvero un buon pilota?

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Sette anni senza vittorie fino all’acuto di Sepang, forse un po’ poco per considerare Dovizioso un buon pilota

Un pilota non deve, né può, essere uno come noi, comuni mortali. Altrimenti che pilota è? Un pilota deve essere come Kevin Schwantz, Valentino Rossi, Barry Sheene, Carl Fogarty.

LaPresse/Alessandro La Rocca
LaPresse/Alessandro La Rocca

Altrimenti, che pilota è? Un pilota che vince ogni 2.653 giorni, forse non è un pilota come lo sogna il pubblico, la gente normale. Una vittoria ogni sette (7!) lunghi anni, non è possibile che sia considerata un buon risultato per un buon pilota. Sette anni senza vincere, per un pilota, sono troppi. Poi alla fine, quando vince, questo pilota, piange. Ci mancherebbe, le lacrime sono il segno distintivo del vero uomo. D’accordo. Però. Però preferiamo pensare che il pilota abbia in sé quella dose di pazzia e di vita fuori dal normale che tanto piace a noi comuni esseri umani. Piace pensare che un pilota sia come James Hunt, sempre accanto a belle donne, che un pilota sia come il Vale, che vive e si diverte e vince, che un pilota sia come l’altro Andrea, che fa “sputare sangue a Valentino in pista”, e poi scende e, appena può, festeggia col sogno erotico di una nazione, Belen. Un pilota deve essere trasgressivo.
Perché è un pilota.
O no?

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