Tutti dicono di amare Muhammad Ali

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Dopo la sua scomparsa tutti dichiarano di amare Ali. Siamo sicuri che lo conoscessero bene?

Se ne è parlato molto. Forse troppo. Sicuramente dimenticando molto. Di Muhammad Ali, morto qualche giorno fa, se ne è parlato sempre e soltanto bene. Dappertutto. Come si fa spesso con chi ci lascia. Adesso che è trascorso un poco di tempo, ci pare giusto dire qualcosa forse fuori dal coro.

LaPresse/PA
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Qualcosa che occorre dire, perché è giusto così, nei confronti di Ali. Si è scritto da molte parti che Ali è stato un simbolo dei diritti civili. Ci pare che sia una definizione errata. E ci pare che ci sia una sorta di ipocrisia generalizzata quando si parla di lui, una specie di “dimenticanza storica”. Come ci comportiamo, oggi, noi italiani, nei confronti dei neri, nei confronti dei musulmani, nei confronti degli attivisti musulmani, nei confronti dei cosiddetti “razzisti al contrario?” Molto spesso li definiamo terroristi, ancor prima di avergli parlato. Bene, Muhammad Ali era nero, era musulmano, era il testimonial fiero della Nazione dell’Islam.

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Ora, se avete voglia, andate a cercare cosa era la Nazione dell’Islam, se volete davvero così bene ad Ali. Fatelo per lui. Vi accorgerete che farete fatica ad accettare parecchie delle cose che troverete scritte. Dal razzismo alla creazione, passando per il matrimonio. E quando Cassius Clay decise di cambiare nome e di chiamarsi Muhammad Ali, non era il 2016 corrente, ma eravamo nell’America degli anni ’60! Provare a immaginare la forza e la potenza di questa scelta e di tutto quello che c’era dietro (ancora oggi dirompenti) nel 1964 è impossibile. Perché questo era ed è Muhammad Ali: un campione controcorrente.

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