Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta: in Cina, bimbi “plasmati” per diventare campioni [FOTO]

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Un vincitore è quella persona che ha lottato per i suoi sogni e che è orgoglioso sei suoi sacrifici. Ma non per tutti è così: gli atleti in Cina devono solo vincere

usa-cina-858x350_cQuando pensiamo alla storica frase “l‘importante non è vincere ma partecipare” si ripensa alla propria infanzia; una frase che ogni bambino si sarà sentito dire dopo una sconfitta da una maestra, da un genitore, da un amico, un familiare e che oltre a consolare può anche farci sorridere. Chissà se anche in Cina l’educazione sportiva ha adottato negli anni questo concetto oppure non è mai cessata l’imposizione di una mentalità vincente a tutti i costi, in ogni disciplina. Sicuramente bisogna tener conto, prima di cadere nella trappola della retorica, dei fattori storici e geopolitici che hanno contraddistinto le relazioni internazionali della Cina cono gli altri Paesi del mondo.  Lo storico bipolarismo che ha visto contrapposti i due “blocchi” (Occidentale ed Orientale) politico  ideologico, militare e sportivo è ha sicuramente influenzato la società e la  cultura di questo paese. Premesso ciò, da quando il sistema sportivo cinese è ritornato ad ottenere successi dal 1980 (assente dal  1948 )  sino all’esclusivo medagliere ottenuto proprio alle Olimpiadi di Pechino del 2008,  le voci riguardo ai duri allenamenti a cui sono sottoposti i giovani atleti hanno richiamato l’attenzione pubblica internazionale  al termine dei giochi:  51 Medaglie d’oro, 21 d’argento e 28 di Bronzo.

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Certo vincere è un qualcosa che porta molte soddisfazioni e per questo si devono conferire i giusti meriti agli atleti e all’organizzazione correlata che fa della Cina uno dei paesi più forti, ma è giusto considerare sempre il connubio educazione-sport come uno dei momenti altamente formativi della nostra vita dove vengono favoriti la crescita personale, culturale, sociale. Un’esperienza, una vera e propria scuola di vita capace di insegnare, non solo le competenze specifiche di una data attività sportiva, ma anche un insieme di regole e valori fondamentali per la società e per il cittadino.  E’ risaputo che in passato lo scopo principale dei trainer cinesi e di altri paesi è stato sempre quello di portare la propria supremazia nel mondo: un atleta, visto come simbolo di orgoglio e forza nazionale, deve sempre essere su un gradino più alto nel podio rispetto a colui che proviene dall’Occidente, specialmente se arriva dagli Stati Uniti. Per gli allenatori delle palestre un trattamento intensivo, massacrante, doloroso non è assolutamente stato  considerato una forma di tortura, bensì il mezzo migliore per raggiungere i vertici mondiali dello sport.

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Sicuramente nessun atleta europeo sarebbe in grado di sopportare gli allenamenti durissimi a cui vengono sottoposti gli atleti cinesi fin da piccoli. Vengono plasmati a misura del volere degli insegnanti, e le sequenze atletiche non prevedono sbavature di alcun genere. Purtroppo tutt’oggi gli insegnanti in Cina sono designati a trovare nuove reclute per lo sport, bambini con propensioni naturali e fisiche.

Per fortuna non è il caso di questi piccoli e giovani atleti, ma ci auguriamo che la competizione serva da qui in  poi a tirare fuori il meglio da ogni sportivo: non considerare gli altri come avversari da battere, ma come punti di riferimento per superare i propri limiti e dare il massimo prima di tutto per sè stessi.
Lo sport nasce come attività fisica con l’obbiettivo di soddisfare chi lo pratica a prescindere che egli vinca o meno.

Cosi come lo Spirito Olimpico, che accompagnerà i prossimi giochi di Rio 2016, condividiamo quelle virtù  dello sport che accompagneranno sempre la nostra vita: la solidarietà, l’impegno, la lealtà, amicizia e la fratellanza. Lo Spirito Olimpico racchiude tutti i motivi per cui uno sport debba essere praticato, il modo in cui si gareggia e lo scopo finale.

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