Dal cartellino rosso al verde: per i giocatori più duri e cattivi di sempre non esistono colori [FOTO]

  • 1. Salvatore Soviero (Nola, 18 luglio 1973) Con il Venezia, si è reso protagonista di un episodio assurdo quando in seguito ad un attacco d’ira, durante la partita Messina-Venezia del 2004 si è scatenato contro la panchina siciliana ed ha preso a pugni e calci chiunque gli capitasse per le mani, compreso l’arbitro
  • 2. Pasquale Bruno (San Donato di Lecce, 19 giugno 1962) per tutti O’Animalenessun attaccante che avesse un minimo a cuore la propria integrità fisica avrebbe mai voluto incontrarlo"Io quando giocavo entravo sempre duro e non rinnego niente. Gli arbitri all’epoca si divertivano ad ammonirmi o cacciarmi fuori. La marcatura a uomo rendeva il calcio più sentimentale. Ora che non c’è più non abbiamo più un difensore degno di nota o quasi".
  • 3. Paolo Rónald Iglesias Montero (Montevideo, 3 settembre 1971) Paolo Rónald Iglesias Montero (Montevideo, 3 settembre 1971)Capitolo allenatori: «Sono stato fortunato, ho conosciuto grandi uomini. Ho litigato con tutti, ma ancora oggi ci sentiamo, segno che ci sono sempre stati stima e rispetto reciproci. Il più importante è stato Ancelotti, che quando lasciò la Juve mi confidò di volermi bene come ad un fratello». un combattente nato più grandi club che ne apprezzano il temperamento, l’abilità nella marcatura grazie ad un senso del posizionamento“o faccio il centrale o non gioco”
  • 4. Marco Materazzi (Lecce, 19 agosto 1973) L’icona dell’Intered eroe di Germania 2006 è rimasto celebre proprio per i suoi interventi al limite dell'immaginazione tanto che i tifosi avversari lo hanno presto soprannominato Macellazzi
  • 5. Vinnie Jones un uomo che non vorreste mai incontrare nella vita, l calciatore-attore che picchiava tutti Vinnie Jones, roccioso ex difensore di Wimbledon, Leeds, Chelsea e Queens Park Rangers è famoso per essersi conquistato a suon di risse e tackle scomposti la reputazione di uno dei giocatori più cattivo di tutti i tempiSir Alex Ferguson: “Sarebbe capace di scatenare una rissa anche in una stanza vuota“.
  • 6. Képler Laveran Lima Ferreira, noto come Pepe (Maceió, 26 febbraio 1983), è un calciatore brasiliano naturalizzato portoghese, difensore del Real Madrid e della Nazionale portoghese. Difensore con molto pepe in corpo alterna momenti silenziosi e da difensore eccelente ad altri di pura pazzia. Ricordiamo Contro il Getafe, Pepe commette un fallo da rigore su Casquero e non contento, mentre l'avversario è a terra, lo scalcia più volte. Poi litiga con tutti e ci vuole l'intervento di Casillas
  • 7. Stig-Tofting (Hørning, 14 agosto 1969) Quando aveva 13 anni si ritrovò un giorno, al ritorno a casa, entrambi i genitori morti a causa di un omicidio-suicidio. Inoltre nel 2003 perse un figlio di 22 giorni in seguito ad una meningite[2].È balzato spesso alle cronache per i suoi guai giudiziari: nel 1999 ha mandato all'ospedale un ragazzo in una discoteca di Aarhus, ottenendo 20 giorni di carcere con la condizionale. Nell'anno 2000, desideroso di aprire un bar nel suo paese natale, si vede negare la licenza dal sindaco per via di losche conoscenze. A questo punto Stig si è autocandidato a sindaco, ottenendo i consensi necessari a decretare la sconfitta del rivale, salvo poi ritirarsi all'ultimo in quanto non interessato all'attività di primo cittadino. Il successore gli concederà poi la licenza.Durante i mondiali di calcio del 2002 è protagonista di una rissa con il compagno Jesper Grønkjær, reo di avere reagito ad un suo scherzo.Sempre nel 2002 prende a testate il proprietario di un ristorante di Copenaghen che si lamentava dell'eccessiva baldoria sua e dei compagni di Nazionale (picchiando successivamente anche il cameriere del locale), ottenendo quattro mesi di carcere e compromettendo il suo ingaggio al Bolton[4].Nel 2004 è stato licenziato dall'Aarhus per aver picchiato alcuni compagni di squadra durante la festa di Natale
  • 8. Roy Maurice Keane (Cork, 10 agosto 1971) - "Hooligan" in campo e idolodei tifosi con le sue entrate è stato amato capitano del Manchester Utd « Keane è un giocatore di qualità, è il miglior capitano che abbia mai avuto. » (Rio Ferdinand)La palla è nella trequarti campo del City e Haaland è in vantaggio sul pallone, quando arriva la gamba tesa e il piede a martello del capitano del Man Utd, che spezza la gamba del norvegese, tranciando legamenti e tendini.La carriera di Haaland finisce qui.Roy Keane dopo aver ricevuto il rosso diretto dell'arbitro, si avvicina al norvegese, si abbassa e gli urla:"Beccati questo stronzo. E non provare mai più a ghignarmi in faccia che sto simulando un infortunio".
  • 9.Thomas Gravesen (Vejle, 11 marzo 1976) Shreck” di soprannome Gravesen si è costruito una fama da duro per via delle numerose entrate al limite con gli avversari e per il bullismo mostrato verso i compagni, cosa che in Nazionale gli veniva ancor meglio con il suo amico Tøfting: ricordiamo scherzo a Gronkjaer finito in rissa.
  • 11. Zlatan Ibrahimovi? Malmö, 3 ottobre 1981. Talentuoso, forte, irascibile, spaccone, girovago, tremendamente insensibile. Un attaccante difficile da marcare protagonista di falli e colpi di testa importanti
  • 12. Oliver Kahn
  • 13. Romeo Benetti
  • 14. Ivan Gennaro Gattuso
  • 15. Philippe Mexès
  • 16. Andoni Goicoetxea
  • 17. Joe barton
  • 18. Luis Suarez
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SportFair

La cattiveria associata ai più classici  “colpi di testa” ha dato vita negli anni a innumerevoli giocatori di calcio che ricordiamo,  non tanto per le caratteristiche tecniche, ma  per le folli gesta collezionate durante il loro percorso professionistico

Negli ultimi tempi si è parlato molto del cosiddetto “Cartellino Verde”, un accessorio  in più nelle mani del Signor arbitro che, secondo gli esperti, oltre a quello giallo e rosso, dovrebbe premiare e valorizzare il così tanto lodato fair play in campo. Da qualche mese la Lega calcio ha adottato quest’iniziativa che è solo il primo passo di un progetto più ampio che pone l’obiettivo  di riportare sempre più  al centro dell’attenzione tematiche sensibili  e premiare i comportamenti dei più buoni che si distingueranno per gesti distinti o per  atti sportivi di fair play straordinari.

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Fair-play significa rispettare le regole e l’avversario, accettare e riconoscere i propri limiti, sapere che i risultati sportivi ottenuti sono correlati all’impegno profuso. Tuttavia il concetto di fair play non si esaurisce nel semplice rispetto delle regole. Esso, infatti, promuove valori, tanto importanti nella vita quanto nello sport, come l’amicizia, il rispetto e lo spirito di gruppo. Certamente non basterà ciò  a modificare alcuni vizi e atteggiamenti  radicati nella profonda cultura  del  calcio; una cultura legata all’agonismo, alla competizione  e alla logica del risultato. La lealtà nello sport – o fair play – è benefica per l’individuo, per le organizzazioni  e per la società sportiva, tanto che,  gli atleti sono per molti giovani dei  modelli di riferimento e svolgono un ruolo di  grande responsabilità sociale. Il calcio è però  da sempre uno sport che offre un’opportunità sociale per tutti.

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Uno sport per tutti  ma al cartellino verde avremmo preferito una sanzione pesante a chi invece simula  o abbia comportamenti  da  furbetto. Il  “simulatore”  dovrebbe essere punito severamente in tal  modo che la slealtà possa essere ulteriormente messa in risalto come esempio negativo da penalizzare più di quanto non lo sia attualmente.

Ma non è sul  fair play nè su i colori dei cartellini che vogliamo soffermarci  oggi, bensì su  coloro che nel calcio oltre la  tecnica, la fisicità e il carattere hanno avuto quella peculiarità , nel bene o nel male, che li ha contraddistinti: la cattiveria. La cattiveria che non va confusa con la cattiveria agonistica che accomuna la maggior parte degli atleti bensì quel tratto caratteriale ostile, spietato e feroce  che associata ai più classici  “colpi di testa” ha dato vita negli anni a innumerevoli giocatori che ricordiamo non sicuramente  per le caratteristiche tecniche ma soprattutto per le folli gesta collezionate durante il loro percorso agonistico.

Giorgio Chiellini
Giorgio Chiellini

Agonismo che accompagna quei  bambini che, in cortile o nei campetti di periferia per ottimizzare i  risultati  o l’ impegno al sacrificio dedicano gran parte del loro tempo all’attività sportiva. Una sorta  di formazione che con l’ausilio e la presenza di giuste figure forma i campioni del futuro. Crescere in campo è stato da sempre importante per maturare anche al di fuori del rettangolo di gioco e ci tiene legati sin da piccoli  ad alcuni  valori  come il rispetto, l’ integrità  e amicizia e fortifica attraverso docce fredde, schiaffi, sudore, magliette strappate  e rimproveri da parte dei genitori.  In uno sport di  contatto come il calcio non sono mai mancate  polemiche, reazioni , sfoghi e altri atteggiamenti aggressivi pronti a delineare  il carattere sportivo sin dai primi calci al pallone.

Non bisogna dimenticare che nella storia del calcio quasi ogni squadra ha sempre avuto elementi duri, calcisticamente minacciosi,coloro che fanno il lavoro sporco mentre i compagni inseguono il gol.

Sul campo si sa, si prendono e si danno. C’è chi comincia a darle e non sa più smettere anzi a suon di colpi proibiti costruisce una carriera;  le cattive  abitudini non tardano così  a divenire una peculiare caratteristica e facilmente ritrovarsi coinvolti in parapiglia che degenerano in risse vere e proprie a base di ceffoni, calci, spintoni  a volte morsi. Partoriti forse dai cattivi esempi dei più grandi e dagli insegnamenti sbagliati di qualche genitore o semplicemente  per carattere:  il colore rosso diventa così routine, indica la fine di un attimo, uno sfogo esagerato  il culmine dell’ira.

Nigel de Jong colpisce Xabi Alonso - Finale Coppa del Mondo 2010 Olanda v Spagna
Nigel de Jong colpisce Xabi Alonso 2010 – Finale Coppa del Mondo 2010 Olanda v Spagna
Non è raro diventare in  pochissimo vero e proprio idolo per i tifosi e creare quel legame intrinseco nel quale la cattiveria del giocatore diviene in alcuni casi senso di appartenenza e attaccamento estremo alla maglia.

Il  cartellino rosso da quel momento segnala quella che è la direzione da seguire: gli spogliatoi….e l’ attesa della prossima espulsione.

Ci siamo permessi grazie ai risultati in campo di delineare quella che sarebbe  la squadra più dura di sempre in base alle esperienze, al carattere e ai colpi di testa di questi personaggi, con la viva speranza che i cartellini nel calcio restino sempre di due colori.

«Tutti volevano picchiarmi, ma le hanno sempre prese, grazie alla fama da cattivo sono diventato più bravo di quello che ero: molti mi lasciavano il pallone per paura» sono le parole storiche di Romeo Benetti.

Nella FotoGallery ecco la formazione più fallosa, ovvero la Classifica dei giocatori più cattivi e duri di sempre inclusa la panchina.

 

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