Il massimo più noioso di tutti i tempi vuole ritornare campione. Ma il suo pugilato fa bene alla boxe?
Il pugilato è fatto di emozione, passione, coraggio. E i kappaò sono sempre stati momenti carichi di adrenalina, fibrillazione, elettricità. Almeno fino a prima di Wladimir Klitschko. Wladimir in questi giorni sta pensando di tornare a battersi contro quel Tyson Fury di dieci anni più giovane di lui che lo ha appena spodestato dal trono dei massimi su cui l’ucraino è rimasto seduto per un decennio. Incontrastato dominatore della categoria. Il problema è questo: qualcuno vuole davvero che Wladimir Klitschko ritorni ad essere il campione? A nostro parere, nessuno sogna di rivedere Wladimir campione. Nessuno vuole più assistere ad un suo incontro di boxe. Nessuno vuole più assistere ai noiosissimi match di Klitschko. Ma facciamo un passo indietro, per capire meglio come Wladimir abbia introdotto il fattore “NOIA” all’interno di uno sport in cui questo termine era sconosciuto.
Waldimir e suo fratello Vitali iniziano a boxare in giovanissima età. Vitali è il maggiore dei 2, è un classe 1971. Wladimir è classe 1976. I due fratelli “from Ucraina” crescono a base di Norris e Schwarzenegger. Per loro, questi sono gli idoli, le icone, gli esempi da seguire ed emulare. E così sarà. Vitali e Wladimir si fanno conoscere sul ring. Sono possenti e potenti. Wladimir conquista l’oro olimpico per la sua nazione ad Atlanta, nell’ormai lontano 1996. E fino a questo punto, Wladimir e Vitali sono due fratelli che boxano come si è sempre visto e fatto in tutto il mondo. Poi succede qualcosa. Poi scatta qualcosa. Poi qualcosa cambia: definitivamente. Succede dopo che Wladimir perde l’incontro con Lamon Brewster. È un incontro duro, drammatico. E Klitschko rischia di dover finire la sua carriera a causa di questo match. Quando scende dal ring, Waldimir decide, insieme al fratello, che deve cambiare boxe. Deve diventare un pugile più intelligente. Deve prendere meno pugni. Tenere l’avversario a distanza. Colpire col suo sinistro. Continuamente. E poi accorciare la distanza impedendo la replica al rivale. Questo modo di fare pugilato diventerà la cifra stilistica che permetterà a Wladimir Klitschko di rimanere ai vertici per un decennio circa, mantenendo una incredibile imbattibilità. E rendendolo antipatico a tutti quelli che amano il pugilato vero. Klitschko diventa sul ring una sorta di computer: disumano, calcolatore, gelido. E fastidioso. Noioso. Sempre uguale a se stesso.
Quando durante un suo match si verifica un k.o. il pubblico è felice perché lo strazio è terminato. Ci permettiamo di dirlo: se la boxe ha perso molta popolarità, specialmente nella categoria dei massimi, grande colpa va a Wladimir e ai suoi monotoni incontri. Adesso che Tyson Fury lo ha sconfitto, il mondo del pugilato sogna di nuovo incontri avvincenti, passionali, emozionanti. Per questo nessuno vuole rivedere ancora sua maestà “LA NOIA” sul trono dei massimi. Perché il pugilato ai “massimi livelli” è Ali, Frazier, Tyson. Del 40enne Klitschko ne abbiamo davvero avuto abbastanza.