Pugni e parole: la delusione della boxe italiana a Doha attaraverso gli occhi di Patrizio Oliva

SportFair

Il Mondiale di Doha ha mostrato tutte le debolezze del pugilato all’italiana, sarà ora di un rinnovamento in vista di Rio 2016?

La recente disfatta dei pugili azzurri ai Mondiali di Doha potrebbe essere l’occasione giusta per fare due riflessioni in maniera seria sul come si è arrivati a questo deludente risultato. Il tutto prima che sia troppo tardi per Rio 2016. Abbiamo letto uno scritto di Patrizio Oliva che ci ha trovato d’accordo su molti punti. E Patrizio è uno che di boxe ne sa parecchio. Prima da pugile e poi da allenatore. Ecco, in estrema sintesi, l’Oliva pensiero: “negli ultimi 15 anni hanno combattuto sempre gli stessi pugili che hanno ottenuto ottimi risultati, ma che nelle ultime due stagioni hanno più volte dato segnali di resa. Russo non ha vinto né Wsb, né Apb. Perdendo tre volte su tre contro Egorov, che non è certo il miglior massimo in circolazione. Valentino su dieci match ne ha persi sei. Picardi ha perso tre dei quattro match nelle Wsb e ha lasciato l’Apb dopo un solo incontro (vinto per forfait). Erano segnali evidenti che facevano capire come fossero vicini all’esaurimento del proprio potenziale, alla mancanza di motivazioni. Era a quel punto che bisognava puntare su forze nuove, ma agli allenatori della nazionale è mancato il coraggio di farlo, quel coraggio che ho più volte sentito invocare dall’angolo. Era il tecnico che non ne aveva avuto nel prendere decisioni difficili ma improrogabili a chiederlo ai propri pugili nel momento più duro del match. Parlo a ragion veduta. Ho subito mille critiche per avere preferito, per fare due esempi, Fragomeni al campione italiano Mocerino o Bundu al detentore del titolo tricolore Simiele. I fatti mi hanno dato ragione.”

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