Dalla panchina al Parma all’esplosione olandese con il Feyenoord di Koeman, adesso Pellè incanta in Premier e con la Nazionale Italiana
“Ho sempre creduto nelle mie qualità ma una cosa è pensare di essere bravo, un’altra dimostrarlo – racconta in un’intervista al ‘Guardian’ – Ero un buon giocatore ma non ero concreto. Il mio agente mi ha aiutato molto, mi ha detto che non ero abbastanza ‘affamato’ per avere successo. E siccome sono una persona orgogliosa e quelle parole mi hanno toccato, mi sono detto: ‘ok, adesso ti dimostrerò quanto valgo’. Ma anche la mia famiglia è stata importante e quando non giocavo molto non era bello vedere mio padre non felice. Sapevo che avevo delle qualità e non voleva che sprecassi il duro lavoro che aveva fatto per mantenermi”. Ibiza è il luogo della rinascita, lì Graziano Pellè incontra il figlio di Ronald Koeman che lo convince a seguire il padre al Feyenoord, il si arriva immediato coì, nel 2012, ecco la definitiva esplosione.
“Mi ha dato tantissima fiducia, mi ha fatto giocare anche quando forse non lo meritavo perche’ sapeva che avevo bisogno di tempo dopo un periodo in cui non giocavo spesso – dice di Koeman – Mi ha dato l’occasione giusta per diventare l’attaccante titolare. E oggi gli dico sempre che se allena il Southampton e’ perche’ ho segnato 60 gol al Feyenoord“, sorride. Anche in Premier Pellè continua a finire nel tabellino dei marcatori. “Qui non siamo a Manchester dove dopo una brutta partita tutti parlano e dicono la loro. Arrivo dall’Italia, dove hai la pressione addosso, ma qui è tutto più rilassato, hai la sensazione che dipende solo da noi fare bene perche’ chi è attorno ci da’ tutto quello di cui abbiamo bisogno. Oggi sono più maturo e so cosa voglio“. E cioè ripagare la fiducia di Koeman e del Southampton. “Se gioco male ma segno un gol, il giorno dopo sono comunque in prima pagina, è il lato positivo dell’essere attaccante. Ma se gioco bene e non segno, allora diranno che ho fatto male.
Un attaccante deve segnare, magari non devo per forza fare 30 gol a stagione ma essendo un attaccante, se in una partita non segno o non faccio un assist, mi rode perche’ sono ambizioso“. In Inghilterra “tutte le partite sono dure, non importa l’avversario. Se in Eredivisie ogni tanto potevo rilassarmi, qui è diverso, tutti i giocatori sono molto competitivi“, confessa Pellè, ormai entrato in pianta stabile nel giro azzurro e quasi certo di essere l’attaccante titolare al prossimo Europeo. “C’è stato un momento in cui non stavo facendo bene e non giocavo nemmeno tanto e stavo guardando l’Italia vincere i Mondiali e mi dicevo: ‘perche’ non posso esserci pure io?’. Ma sapevo che se avessi continuato a non giocare e a non fare bene, non sarebbe successo mai. Poi, però, ho cominciato a fare bene, sono arrivato in Inghilterra e ho pensato: ‘posso far parte della Nazionale’. E il ct mi ha dato la chance di giocare, ho fatto bene la maggior parte delle volte e ora provo a tenermi stretta la maglia azzurra. E’ una sensazione fantastica“.