Monza maledetta per Kimi Raikkonen: fermo immagine di un pilota sfortunato

SportFair

Kimi Raikkonen e Monza, un’avventura sfortunata per il finlandese della Ferrari che non fa scattare la sua vettura al semaforo verde

E rimani lì, fermo. Nel bel mezzo della pista. A Monza. Mentre sei al volante di una Ferrari. Di una Formula 1. Pieno rettilineo. Griglia di partenza. Semaforo verde. E tu rimani lì, ben piantato, immobile. In prima fila. Il pubblico a un metro da te. Il tuo vicino che schizza via. Il tuo compagno di scuderia che ti sorpassa. E tu niente. La tua macchina in sosta. Parcheggiata. Voci confuse via radio. Rumori di motori tutt’attorno. Luci sul volante. Mille bottoni da pigiare. Cosa sta succedendo? Come un Michelangelo che urla al suo Mosè di marmo “perché non parli?” chiedi alla tua rossa scultura destinata alla velocità “perché non parti?”. E Monza si trasforma così in un fermo immagine. Freeze. Il tempo sembra non passare mai. Attimi, secondi, mesi, anni, secoli, millenni. Tutto sfila accanto. E tu sei lì. Giaci. Finlandese raggelato nella surriscaldata Monza. Imprecare non serve. Silenzio. Improvvisamente, lentamente, si parte. Da ultimi. In fondo. A tutto. A tutti. Voglia di riscatto. Di risalire. Come un salmone, controcorrente. Contro la sfortuna. Contro ciò che non doveva succedere. Contro il fato. Ruggisce, adesso, la rossa scultura. Veloce, riprende posizioni. Non abbastanza. Non a sufficienza. Maledetta Monza.

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