Caso Pantani: la replica del legale della famiglia di Marco

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Il legale della famiglia di Marco Pantani replica alla decisione presa dal Procuratore di Rimini di archiviare l’inchiesta bis sulla morte del “Pirata”

Questa richiesta di archiviazione non ci coglie di sorpresa ne’ tantomeno impreparati: riteniamo che vi siamo degli elementi che possano in modo chiaro fondare sia l’opposizione che l’istanza di avocazione, che siamo determinati a presentare soprattutto dopo aver letto la richiesta di archiviazione e gli atti di indagini ad essa collegati“: cosi’ l’avvocato Antonio De Renzis, legale della famiglia di Marco Pantani, replica alla richiesta di archiviazione della procura di Rimini dell’inchiesta bis sulla morte del ‘pirata’, aperta un anno fa in seguito ad un esposto della famiglia- che non mai creduto al suicidio del campione – sull’ipotesi di omicidio volontario.

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Si annuncia dunque un’opposizione dura davanti al Gip, con la richiesta di portare le indagini alla Procura generale di Bologna: il giudice potrebbe accogliere o meno le richieste della procura riminese, oppure disporre nuove indagini decidendo in quale sede. Per il procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli- che ha richiesto l’archiviazione accogliendo la tesi del proprio consulente, Franco Tagliaro- Pantani -ritrovato cadavere il 14 febbraio 2004 nel Residence Le Rose di Rimini – non sarebbe stato dunque ucciso, ma – vittima di un grave stato depressivo – si sarebbe suicidato con una dose letale di farmaci e cocaina. Non vi sarebbero dunque ombre sulla sua morte, ne’ errori od omissioni nelle indagini di 11 anni fa terminate con il primo processo e la condanna di due spacciatori. Diversa la posizione della difesa e della famiglia Pantani. “Ho letto da qualche parte che noi avremmo fatto allusioni – spiega l’avvocato De Renzis – noi non abbiamo fatto alcuna allusione al lavoro di alcuno, quello che noi abbiamo scritto lo hanno detto altre persone, noi cosa dovevamo fare, non dirlo al pubblico ministero? Se per qualcuno queste sono illazioni, per me queste sono delle testimonianze, che e’ una cosa diversa – aggiunge il legale – Vedremo come altri appartenenti alla magistratura interpreteranno, se diranno che gli infermieri di sbagliano, ricordano male, che l’albergatore si ricorda male, vedremo. Sono testimonianze raccolte con indagini difensive blindate, fonoregistrate in presenza di un sacco di avvocati, tra cui quelli dei testimoni“.

marco-pantaniTra i punti controversi che la difesa intende chiarire, la famosa pallina di pane e cocaina trovata vicino al corpo di Pantani, i giubbotti che Pantani non avrebbe avuto ma che furono trovati nella stanza, il giallo del lavandino. Gli infermieri, fattisi avanti spontaneamente, dichiarano, spiega il legale, che una pallina che compare nel video girato nella stanza quando c’erano loro non c’era “le prime persone – sottolinea De Renzis- entrate nella stanza che nessuno aveva mai sentito prima in 11 anni” ; oppure l’albergatore che “ha dichiarato alla presenza di quattro avvocati, tra cui anche il suo, che quando e’ entrato nella stanza il lavandino del bagno era smontato per terra, e poi nel video il lavandino era in bagno“. Nel fascicolo, anche delle sommarie informazioni di una signora che dichiara che all’epoca Pantani, arrivato da poco a Rimini, si era recato presso il suo negozio disteso, allegro e sorridente cercando una camicia in quanto era arrivato senza vestiti a Rimini. E poi un dubbio lasciato aperto dallo stesso consulente della difesa: “A pagina nove afferma questa e’ la mia tesi, ma se esaminiamo peli pubici puo’ darsi che io venga smentito, e nessuno ha esaminato questi peli pubici. Una cosa – conclude De Renzis – affermata a marzo“.

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