Tra patriottismo e maschilismo: la storia di Namibia e il suo sogno olimpico

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La storia di Namibia Flores, il pugile donna che aspetta che la boxe femminile venga riconosciuta nel suo paese per esaudire il suo sogno: partecipare alle Olimpiadi

La boxe è uno sport anche per donne, ma, in alcuni paesi, non è facile trovare un gran numero di persone dal gentil sesso che lo praticano. Così, succede che alcune donne, per coltivare la loro più grande passione, si trovano costrette a doversi allenare con gli uomini come nel caso di Namibia Flores. Namibia ha 39 anni e vive a Cuba, dove, per anni, si è allenata con pugili maschi, colpendoli senza paura e spesso mettendoli K.O. La Flores inizia ad avvicinarsi all’età del ritiro, ma aspetta ancora la svolta nel suo paese, ovvero che la boxe femminile venga riconosciuta come sport ufficiale. “Mi piacerebbe che venisse riconosciuta come sport, sarebbe una bella dimostrazione che le cubane sono donne libere, che possono fare ciò che vogliono, le stesse cose degli uomini“. Flores da piccola ha imparato il taekwondo prima della boxe. Ai Giochi di Londra del 2012 la boxe femminile è stata ammessa per la prima volta come disciplina olimpica, ma a Cuba ancora questo sport non viene riconosciuto per le donne, che invece possono paradossalmente competere nel sollevamento pesi e nel wrestling. La sua bravura non è passata inosservata anche grazie a un documentario sulla sua vita uscito negli Stati Uniti, così le hanno proposto di lasciare Cuba e andare a combattere sotto altre bandiere per sfondare, ma ha sempre rifiutato, vuole combattere per Cuba. Il suo allenatore: “E’ pronta per combattere. Mettetela sul ring contro un uomo del suo peso e probabilmente vincerà lei, o comunque picchierà forte fino alla fine“. Il suo sogno resta l’Olimpiade, ma è consapevole che, vista l’età, è quasi impossibile. Allenerà una squadra femminile, allora, e in futuro, chissà, porterà una donna ai Giochi.

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