F1, la morte di Bianchi non spaventa: i piloti in Ungheria senza paura

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A meno di una settimana dalla morte di Jules Bianchi i piloti si preparano a tonare in pista, ma la scomparsa del collega non cambierà il loro modo di guidare

E’ impossibile non pensare a Jules Bianchi, il 25enne pilota morto la settimana scorsa dopo 9 mesi di coma a causa di un incidente durante il Gp di Suzuka. Nella conferenza stampa tenutasi oggi in vista del Gp d’Ungheria si è ovviamente parlato di Bianchi e dei rischi che si corrono durante una gara: “una tragedia così ti apre gli occhi sul fatto che ci sono ancora grossi rischi. Bisogna esserne consapevoli e fare le proprie scelte in macchina, ma personalmente non cambierà molto“, ha dichiarato Nico Hulkenberg. Fra i piloti il pensiero sui rischi è pressoché unanime: “in tutta la carriera è naturale correre dei rischi, soprattutto se guidi in F1, e quello che è accaduto ce l’ha ricordato nel modo peggiore“, dice il francese Romain Grosjean. “Ma in macchina -aggiunge il pilota della Lotus- devi essere al 100 percento, senza pensare a quello che può succedere. Jules ha sempre corso al 100 percento e noi continueremo a farlo, correremo anche per lui“. Bianchi era un punto di riferimento per Roberto Merhi, il ‘rookie’ 24enne che corre proprio per la Marussia, il team di Bianchi: “Era il più grande talento che abbia mai visto nel motorsport, è davvero un peccato che non abbia potuto dimostrare in Formula 1 di cosa era capace. Quello che è successo a Suzuka è terribile“, dice lo spagnolo. “Stavolta -ammette- quando ho salutato la mia famiglia non è stato uguale, perché capisci che può succedere di tutto. Forse prima di correre ci fermeremo un minuto a pensarci“.
La tristezza per la morte del driver transalpino e la voglia di esorcizzare la paura corrono in parallelo anche nella mente del messicano Sergio Perez, amico del francese fin dai tempi della GP2 e della Ferrari Academy: “Era un pilota e una persona molto speciale, piaceva a tutti. Non poterlo più rivedere è davvero scioccante. Ho parlato con suo padre, per loro è veramente dura. Ma ora la famiglia di Jules sarà anche la nostra famiglia“, dice il messicano della Force India. “Quando qualcosa del genere succede -prosegue- ti ricordi che il rischio è molto alto, ma correre è quello che amiamo fare. Sappiamo tutti che in quella macchina potevamo esserci noi. Ci sono stati altri incidenti in passato e può accadere ogni volta che sali in macchina. Ma noi vogliamo avere successo e tirare fuori il massimo dalla nostra monoposto, dobbiamo tutti rendere Jules molto fiero di noi

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