Chiusi campi da golf a Pechino: la causa? “Roba da ricchi occidentali”

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In Cina i campi da golf devono essere proibiti in quanto considerati il focus della vita lussuosa degli alti funzionari dell’amministrazione cinese

Le autorità cinesi hanno chiuso 66 campi da golf “illegali”, confermando così la loro ostilità nei confronti di uno sport che da tempo considerano elitario e borghese. Il provvedimento si inscrive nel contesto della dura battaglia ingaggiata da Pechino contro la vita lussuosa di molti alti funzionari dell’amministrazione cinese. Questi campi da golf, a cui manca la necessaria autorizzazione legale per operare, si trovano in diverse regioni del Paese, specialmente nella capitale, Pechino. Secondo Dan Washburn, autore del libro “Il gioco proibito: il golf e il sogno cinese, alcuni alti funzionari continuano a praticare questo sport nel fine settimana ma sotto falso nome.

Il primo campo da golf in Cina è stato costruito solo 30 anni fa, poco dopo l’inizio delle riforme economiche e di apertura del Paese. Nel 2004, le autorità locali hanno introdotto una moratoria sulla costruzione dei campi da golf per una maggiore tutela dei terreni agricoli. Ma l’applicazione di questa misura ha lasciato a desiderare: nell’arco di un decennio, il numero di campi da golf si è moltiplicato per tre, da meno di 200 a oltre i 600 odierni.

La Cina ospita inoltre il più grande centro golfistico al mondo, nella metropoli meridionale di Shenzhen: un sito di 20 chilometri quadrati con 12 percorsi da 18 buche. Essendo la Cina un centro globale del golf, queste nuovi provvedimenti hanno dato il via alle truffe. Finti “parchi attrezzati” e “centri sportivi” che in realtà sono campi da golf. Solo nel 2014 infatti 11.000 ettari di coltivazioni sono stati convertiti illegalmente in campi per golfisti. C’è il pericolo quindi che la restrizione porti al pagamento di mazzette per la concessione del via libera di campi da golf sotto “falsa copertura”.

Una roba troppo occidentale per la Cina del “ping pong”.

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