Pugile e sacco: una relazione tra amore ed odio, una metafora dondolante

SportFair

Il sacco inanimato allenatore di così tanti pugili

Il sacco è sempre lì. Appeso. Si muove impercettibilmente, quando la palestra è vuota. Dondola. Il sacco è lì da tanto tempo. Ne ha presi di pugni. Dio solo sa quanti. E ne ha visti di pugili, Dio solo sa quanti. Quanti stili. Quante riprese. Quanti diretti, ganci, montanti. Eppure lui è sempre lì. Sospeso nel vuoto. E aspetta. Aspetta nuovi campioni o semplici amatori. Li aspetta per insegnargli a colpire. E gli sussurra in un orecchio, ad uno ad uno: “se davvero mi colpisci bene, non mi dovrei nemmeno muovere!” Il sacco è paziente, sopporta. Si prende le botte e non ribatte. Il sacco sta lì, ti fissa. E ti invita: “dai, ancora una ripresa!” E allora via: ancora una serie, cinque colpi, poi via, poi tre, poi via, e ancora, giù a schivare, poi su col gancio, doppiato, basso e alto, poi via. Il sacco, questo sconosciuto, inanimato allenatore di così tanti pugili e di così tante vite. Il sacco: metafora dondolante.

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