Pietro Mennea, “La freccia del Sud” [FOTO e VIDEO]

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Grande campione dell’atletica leggera, Pietro Mennea, fuori dalla pista grande uomo di cultura e generosità

Pietro Mennea, detto anche “La freccia del Sud”, fu grande idolo dell’atletica degli anni ’80. Un uomo o una leggenda? Ancora molti s’interrogano a proposito. Il suo spirito pugliese forgiato in quel di Barletta lo ha fatto divenire un atleta capace di grandi cose.

Sempre legato alla sua terra, Mennea fu campione olimpico dei 200 metri piani a Mosca 1980.Detentore del primato mondiale della specialità dal 1979 al 1996 con il tempo di 19″72 che resta attuale primato europeo post mortem. È l’unico duecentista della storia che si sia qualificato per quattro finali olimpiche consecutive. Insignito dell’ordine olimpico e membro della Hall of Fame della FIDAL.

Lontano dagli stereotipi dei moderni atleti, tutti sponsor e muscoli, Pietro oltre ai suoi successi agonistici vanta 4 lauree, una carriera da politico, avvocato, commercialista e scrittore. Un uomo a tutto tondo capace di essere al contempo atleta e uomo, sportivo e accademico. Un uomo la cui vita ispira la serie che ieri e oggi va in onda su Rai Uno.  L’antipodo sportivo di Usain Bolt, si potrebbe definire. Schivo davanti alle telecamere e una freccia allo sparo di partenza, Mennea non amava compiacersi, ma al contrario amava la sua terra come pochi altri. “A me piacerebbe portarmi sul podio tutto quel Sud che rappresento“, dichiarava. “Io amo correre e mi piace farlo soprattutto per me stesso ma anche per tutta quella gente con la quale sono cresciuto“. I suoi sogni seguiti e “rincorsi” a suon di record e fatica, senza mai rinnegare nulla, il luogo di provenienza, gli amici, i sogni e i sacrifici. “La fatica non è mai sprecata: soffri, ma sogni“. ‘Più i sogni sono grandi, più é grande la fatica”, commentava alla fine delle sue vittorie più belle.

Tanti gli aneddoti della fiction sulla vita del pluripremiato campione. Dalle fughe notturne da casa all’insaputa dei genitori per sfidare e vincere le auto sul corso, sfide oggetto di accesissime scommesse molto spesso finite a botte, alle medaglie olimpiche. La sua lotta contro il tempo del cronometro e la sua passione per la corsa rappresentano al meglio l’atleta-leggenda che nel 2013 è scomparso lasciando dietro di sè una serie di iniziative solidali da non sottovalutare. Ancora una volta la sua terra d’origine tra le sue più grandi preoccupazioni, quando nel 1999 s’impegnò  per dare un sostegno economico ai superstiti scampati al crollo del palazzo di Viale Giotto a Foggia con una grande asta telematica con gli oggetti donati da tanti campioni dello sport (tra cui Ronaldo, Alessandro Del Piero e Valentino Rossi tanto per citarne alcuni) in cui riuscì a ricavare circa 25.000 euro.

Un uomo profondo con valori profondi imperniati sul rispetto altrui. “Pietro perché corri sempre?”, gli chiedevano quand’era bambino. Lui, senza pensarci neanche un secondo risondeva: “ Perché quando corro non penso alle cose brutte…”

 

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