Buon compleanno al Re del Ring: oggi Muhammad Ali compie 74 anni

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Auguri a Muhammad Ali, grande leggenda dello sport e del pugilato

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Il più grande. E forse questo articolo potrebbe anche finire qui. Così. Il più grande. The Greatest. Il più grande atleta del mondo. Il più bell’uomo d’America. Il Principe del Cielo. Il Re del Ring. Questo, e molto altro ancora, è racchiuso nel corpo, ma soprattutto nella mente, di Muhammad Ali, una volta conosciuto come Cassius Clay, nato a Louisville, il giorno 17 Gennaio dell’anno 1942. Prima del suo arrivo il pugilato era uno sport visto (molto spesso) come “area di recupero” per “soggetti problematici”. Quando arrivò lui, tutto cambiò. Fu Cassius Clay a portare l’attenzione del mondo occidentale su di una religione molto diversa dall’allora imperante cattolicesimo, quando dichiarò, nel 1964, di avere cambiato il suo nome in Muhammad Ali, senza accento sulla i. Fu Ali che disse al suo governo che nessun “vietcong” lo aveva mai chiamato NEGRO e che quindi non riusciva a capire perché mai dovesse andare in guerra a combattere contro il popolo vietnamita; ottenne in cambio dagli “States”, come unico risultato, la sospensione della sua pratica pugilistica e il carcere (1967).

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Fu sempre Ali a inventare e declamare la più corta poesia mai scritta prima, “Me/We”, di fronte agli studenti bianchi di una università americana, abbattendo così, con 4 sole lettere, ogni barriera razziale (1975). Ed è ancora al pugile Ali che si devono i primi casi di “linguaggio-rap”: basta pronunciare questa breve frase scaturita dalla sua mente e proferita dalla sua bocca poco prima dello storico incontro con Foreman per capire hip-hop & rap: “Only last week, I murdered a rock, injured a stone, hospitalised a brick”. Musica in rima! Rimanendo in tema musicale, come non ricordare le foto di Ali con le rock-star – Beatles? Muhammad Ali, la leggenda. Lui che vinceva gli incontri ancora prima di salire sul ring, con la sua intelligenza, le sue parole, la sua sagacia. Se iniziava a dire all’avversario: “andrai giù alle settima ripresa!”, succedeva che l’avversario, condizionato dalle parole di Ali, andava al tappeto esattamente alla settima ripresa. Miracolo. Pugilato Psicologico. Grande intelligenza. Raffinatezza cerebrale. Questo è Muhammad Ali. Altro che pugile suonato.

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Tra lui e Howard Cosell, uno dei migliori giornalisti di boxe dell’epoca, furono sempre scintille. A noi restano in mente alcune battute dette da Ali su Cosell, a proposito del suo innegabile ed evidente parrucchino (glielo faceva spesso volare via dalla testa durante le conferenze stampa!) e della sua “bocca troppo larga” (Cosell voleva fare il pugile, ma non gli hanno mai trovato un paradenti abbastanza largo per la sua bocca, così adesso fa il giornalista). A tutto questo, che già non è poco, andrebbero aggiunti “solo” i match di pugilato. Olimpionico nel 1960 a Roma, una spanna sopra tutti. Vittorioso contro Sonny Liston con quel colpo che nessuno vide perché, parola di Ali, era troppo veloce per l’occhio umano. Incredibilmente trionfatore su George Foreman quando nessuno, a parte lui, ci credeva più, a Kinshasa, nel 1974: Rumble in the Jungle! A un passo dalla morte (e forse l’unica volta in cui NON vinse), contro quel mastino di Joe “Smokin” Frazier, nel loro Thrilla In Manila (1975). Muhammad Ali ha portato il pugilato là dove nessuno lo aveva mai portato: in chiesa, nei salotti bene, in guerra, in politica, nelle università, in musica, nella poesia. Muhammad Ali fu pugile. Muhammad Ali è un grande uomo. Forse, Il Più Grande.

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