Palestina a Rio 2016: il sogno di un atleta, la speranza di un popolo

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La Palestina ha partecipato per la prima volta ai Giochi Olimpici nel 1996 e anche quest’anno sarà rappresentata dalla ventiduenne Mary Al-Atrash alle Olimpiadi di Rio 2016

Gli atleti palestinesi non hanno mai vinto medaglie ai Giochi Olimpici estivi e non hanno mai partecipato ai Giochi olimpici invernali. Da Atlanta 1996 il territorio, non riconosciuto dall‘Onu, ha sempre partecipato ai Giochi Olimpici così come a Londra 2012 anche quest’anno ai giochi Olimpici di Rio 2016, oltre ai 200 paesi partecipanti ci sarà anche la bandiera palestinese.

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Una bandiera, un popolo, una storia che lotta per il diritto ad avere uno stato che l’Onu, a differenza di molte nazioni e dell’Unesco, ancora non riconosce come tale. Una terra soggetta a occupazione illegale e violenta un conflitto arabo-israeliano che, ormai da cinquanta anni, ha trasformato la terra di Palestina in un campo di battaglia permanente, dove un tragico nazionalismo e una forte conflittualità religiosa non tendono a trovare una soluzione pacifica.

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Il Comitato Olimpico Palestinese venne creato e riconosciuto dal CIO nel 1995 e da allora i palestinesi hanno sempre partecipato ai Giochi, presenti ad Atlanta 1996, Sidney 2000, ad Atene 2004, a Pechino 2008 e Londra 2012. Mary Al-Atrash nuotatrice di 22 anni rappresenterà la Palestina ai giochi olimpici di Rio 2016 nel nuoto 50 metri stile libero. La giovane atleta si sta allenando duramente nella piscina di Beit Sahour, vicino la West Bank town di Belemme, ed oltre a quello che sarà il risultato sportivo Mary Al-Atrash è orgogliosa di rapprensetare e sventolare  la propria bandiera alle Olimpiadi  per una rivalsa più politica e simbolica e che và oltre la mera competizione sportiva. Non ha molte possibilità di qualificarsi alle fasi finali dei giochi; di questo Mary è consapevole visto che il suo tempo è parecchio al di sopra dei tempi di qualifica nei 50 metri stile libero. Il suo miglior tempo è di 29.91 secondi, quattro secondi in più rispetto ai 25.28 secondi previsti per le qualificazioni ufficiali. ” Sono molto felice di rappresentare la Palestina. E’ il sogno che ogni Palestinese vorrebbe vivere specialmente le Olimpiadi” afferma in un intervista all’agenzia Reuters.

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La partecipazione olimpica di atleti palestinesi è però stata garantita, fino ad ora, solo grazie agli inviti del Comitato Organizzatore o del Comitato Olimpico Internazionale: inviti dispensati appositamente ad atleti che, pur non avendo guadagnato il diritto sul campo tramite le qualificazioni, rappresentano paesi in situazione d’instabilità politica, come quelli non ancora ufficialmente riconosciuti dall’Onu. Speriamo che l’occasione dei giochi Olimpici possa rappresentare per il mondo Palestinese, scoraggiato e martoriato, un occasione per ripartire e costruire un futuro migliore  anche dallo sport, che come affermava il grande Madiba bisogna sempre sostenerlo perchè: “suscita emozioni, ricongiunge persone, ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c’era solo disperazione“. 

 

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