20 gennaio 1987 – 20 gennaio 2016: Buon Compleanno Marco Simoncelli, indimenticabile ribelle!

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SportFair

20 gennaio 1987, esattamente 29 anni fa nasceva Marco Simoncelli: tutti lo ricordano il 23 ottobre data della morte, noi vogliamo celebrarlo oggi, ricordandolo col cuore

Sei nato già coi ricci in testa. Perché era troppa la forza che avevi dentro. E che avresti portato sempre con te. Sei nato di Gennaio, perché volevi viverlo fino in fondo quel tuo primo anno. E non buttarne via nemmeno un giorno. Sei nato a Cattolica. Nell’87. Il 20 gennaio, oggi avresti compiuto 29 anni. Avevi gli occhi grandi. Profondi. Buoni.

Lapresse/Simone Rosa
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Avevi il sorriso che trasmetteva serenità, anche quando era “amaro”. Le tue braccia aperte, giovane albatros della motocicletta, sembravano voler abbracciare il mondo intero, mentre fendevano gioiosamente l’aria. Sei sempre stato libero. E questa è la tua cosa (forse) più bella. Quella che ricorderemo sempre di te. Un ragazzo, un uomo, libero. Che se ne fregava alla grande dei più “grandi” e di tutte quelle “regole” non scritte che in molti ti volevano costringere a rispettare. Tu eri una moto. Tu eri LA moto. Prima e dopo c’era un essere umano: delicato, innocente, scherzoso. Durante, invece, c’era una moto veloce, aggressiva, arrembante. Prima. Dopo. Durante. Prove. Qualifiche. Gare. Una vita scandita da curve, rettilinei, box. Una vita a sognare il podio, la vittoria, l’alloro. Diobò!

Lapresse/Simone Rosa
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Estroso ribelle, pilota di moto, gran parlatore. Attento al tutto: dal macro al micro. Generoso. Come quelli che nascono dalle tue parti. Sprizzavi energia e voglia di vivere. Rimpiangevi i vecchi tempi di un motociclismo leale e puro quanto deciso e duro. E qualche volta, in pista, diciamolo sottovoce, tanto resta fra noi, l’hai pure combinata grossa…! Ma eri fatto così. Un libro aperto, fatto di pagine allegre e colorate. Genuino. Sanguigno. Vero. Esagerato, spesso. Gambe lunghe, piedi lunghi, mani grandi. In sella, un fenomeno. In costante miglioramento. Grazie alla tua voglia di non mollare mai. Grazie ai consigli dell’amico Valentino. Grazie a un contratto pronto con la rossa e italiana Ducati. Eri sulla via per diventare un campione completo. E vincere quel che volevi e sognavi da sempre.

Lapresse/Simone Rosa
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Poi sei entrato in quella curva. Si andava verso destra. E tu eri piegato. Troppo piegato, a dire la verità. Qualcosa non andava. Si capì subito. Anche se il tutto era molto veloce. Come sempre. Ed è stato proprio lì che la tua moto e tu, che eravate proprio la stessa cosa, avete imboccato una strana direzione diagonale, diventando raggio di curvatura invece che ottimale circonferenza. E siete andati insieme verso l’erba. Chissà perché. Forse era scritto da qualche parte che fosse così. Non lo sapremo mai. Le immagini si susseguirono, frettolose e impietose. Quel dettaglio del codino e del serbatoio: una macchia bianca che virava malamente sull’asfalto di Sepang. E in un frangente, che al contempo è scheggia di tempo eppur dannatamente eterno, ecco arrivare Edwards e Valentino. Sei scomparso alla vista, nascosto da troppe moto. Quando ti abbiamo rivisto i tuoi ricci erano in pista. Il casco chissàdove. Troppo lontano da te, purtroppo. Eri lì. Steso. Solo. Silenzioso.
Giacevi.
E i cuori di tutti si sono fermati. All’unisono. Insieme al tuo.
Non può essere vero, non può.
E invece te ne eri andato per davvero.
Ciao Sic!

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