Arresto ultras Juventus – La testimonianza shock del security manager: “biglietti in cambio di ‘partite tranquille’, era una mediazione”

SportFair

Alessandro D’Angelo, security manager della Juventus, ha riportato agli inquirenti alcune testimonianze shock riguardanti i ricatti che gli ultras perpetravano sistematicamente ai danni della società

Nella mattinata di oggi, i principali referenti dei gruppi ultras della Juventus sono stati arrestati nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura di Torino. Le accuse sono molto gravi: associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. Gli ultras ricattavano il club minacciando comportamenti violenti, per i quali poi la società avrebbe dovuto pagare delle multe salate, se non gli fossero stati concessi dei biglietti da rivendere a prezzi maggiorati, dai quali trarre profitto ai danni della società.

Ivan Benedetto/LaPresse
LaPresse

Lo rivela Alessandro D’Angelo, security manager della società, agli inquirenti: “i gruppi erano in condizione di procurare gravi danni alla società con comportamenti quali cori a sfondo razzista e cose simili – è riportato nell’ordinanza – dai quali sarebbero potuti derivare danni seri alla società medesima, d’immagine ed economici. Allora proposi di venire incontro ai gruppi con dei biglietti per la preoccupazione di evitare quei danni […] Venne fuori la possibilità in determinate occasioni di fare questo: pur rendendomi conto dell’irregolarità amministrativa di quel che facevamo, ma ritenendo di agire per garantire l’ordine, rappresentai a Dominello (Rocco, condannato con la citata sentenza per 416 bis c.p., ndr), che se i gruppi avessero avuto delle necessità potevamo cercare di far acquistare loro dei biglietti. Si valutava la loro richiesta numerica, e la loro richiesta a quel punto divenne sistematica ed era sempre numericamente altissima, mediavamo, cercando di fargliene avere di meno e gestivamo in tal modo la situazione. Cedevo quanto ai biglietti – racconta il dirigente – sapendo bene che facevano business. Ho fatto questo perché ho ritenuto che la mediazione con il tifo organizzato, nell’ambito del quale mi erano note aggressioni anche con armi, minacce ed altro, fosse comunque una soluzione buona per tutti. La gente avrebbe avuto uno stadio sicuro, i biglietti non erano regalati ma venduti, mi è sempre dispiaciuto che ciò sottraesse disponibilità di acquisto di biglietti al pubblico e non ho avuto mai il coraggio personale di trovare altre soluzioni per fronteggiare i tifosi di quel genere“.

SCARICA L’APP DI SPORTFAIR PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO SULLE ULTIME NOTIZIE:

>> Per iOS

>> Per Android

Condividi