Kevin Durant, rottura del tendine d’Achille: infortunio killer di carriere. Golden State a processo: quanto è giusto rischiare pur di vincere?

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Confermata la rottura del tendine d’Achille per Kevin Durant: dovrà stare fuori un anno e al suo ritorno potrebbe non essere più il giocatore che conosciamo. Golden State finisce sotto accusa per la gestione del suo infortunio

All vista di Kevin Durant che usciva dalla Scotiabank Arena zoppicante, portato a braccio, anche il più ottimista dei tifosi di Golden State Warriors ha temuto il peggio. Non solo da Dub Nation, ma anche gli appassionati di NBA al di là di ogni casacca, hanno sperato che l’esito della risonanza magnetica riportasse quasi un miracolo. Purtroppo, le brutte sensazioni si sono rivelate vere: Kevin Durant si è rotto il tendine d’Achille.

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L’infortunio, senza girarci troppo intorno, è uno di quelli ‘career killer‘: KD tornerà a giocare, ma molto probabilmente non sarà lo stesso di prima. I 32 anni (al ritorno) fanno ben sperare, fosse arrivato a 35-36 sarebbe stato probabile addio. Un giocatore come Kevin Durant ha il talento necessario per tornare da protagonista, ma difficilmente sarà lo stesso che ha permesso di far vincere a Golden State due anelli in scioltezza: le possibilità di una ricaduta, l’impatto psicologico e fisico, la ricerca della forma migliore, tutte incognite da non sottovalutare.

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I tempi di recupero sono previsti in, più o meno, un anno di stop, il che vuol dire che la prossima stagione la vedrà dal divano di casa, probabilmente sfruttando i 31.5 milioni di player option (salvo offerte da altre franchigie) presenti nel suo contratto con Golden State che, intanto, è finita sotto accusa. I problemi di Durant sono nati in Gara-5 della semifinale contro i Rockets: infortunio derubricato come un grave problema al polpaccio che ha tenuto KD fuori per 10 gare e che forse, in altre situazioni, sarebbe stato un tranquillo season ending.

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Il 3-1 da recuperare nelle Finals contro i Raptors, con in ballo il three-peat, ha però messo fretta a tutto l’ambiente. KD stava lavorando per tornare durante le Finals, ma ha ricevuto l’ok dei medici solo poche ore prima di Gara-5, per quelli che sono stati i primi allenamenti dal post infortunio. In campo a Toronto è sceso da titolare, mettendo 11 punti in 11 minuti prima di fare crack. Probabilmente i due infortuni non sono collegati, ma è altresì probabile che, oltre ad una grande dose di fatalità che accompagna sempre tali situazioni, le condizioni fisiche precarie del numero 35 abbiano influito su quanto accaduto.

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Kevin Durant è un professionista, lo ha ammesso lui stesso nel messaggio nel commovente messaggio nel quale ha annunciato la natura dell’infortunio: voleva giocare, voleva aiutare i suoi compagni a tutti i costi. Lo staff medico gli ha dato l’ok: diagnosi sbagliata, o affrettata? Sarebbe stato lo stesso se KD avesse già posto la sua firma su un rinnovo pluriennale da 200 e più milioni, invece di essere vicino all’addio? Lasciamo il complottismo e le valutazioni mediche ad altre sedi più competenti. Chiudiamo col dire che probabilmente, abbiamo visto la miglior versione di Kevin Durant in questi anni e non ce la siamo goduta, preferendo puntare il dito contro la decisione di unirsi agli Warriors per vincere invece che soffermarci ad elogiare il suo sconfinato talento. Torna presto EASY MONEY.

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