Rugby – Mbandà quasi pronto al rientro in campo: la terza linea delle Zebre racconta emozioni e ricordi legati alla palla ovale

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La terza linea delle Zebre Rugby Maxime Mbandà scalda i motori verso il rientro in campo 

Settimana di riposo per le Zebre dopo 12 weekend consecutivi di gare di questa prima fase di stagione. Alla Cittadella del Rugby di Parma però non mancano alcuni bianconeri, sono quelli alle prese con i recuperi dai propri infortuni sotto la supervisione dello staff medico e fisioterapico della franchigia federale. Tra questi c’è il 25enne Maxime Mbandà, terza linea alla sua terza stagione con le Zebre. Il giocatore ci ha parlato della funzione inclusiva del rugby, della sua carriera e di come gli piace interpretare il ruolo di flanker. L’italo-congolese è vicino al rientro in campo dopo il lungo infortunio subito con la maglia dell’Italia nell’ultimo Sei Nazioni 2018.

Come hai conosciuto il rugby? E cosa ti ha fatto innamorare di questo sport? Ho iniziato a giocare a 9 anni, in terza elementare. C’erano due compagni che giocavano e mi hanno invitato a provare. Da lì non ho più smesso. Di questo sport mi ha fatto innamorare il senso di seconda famiglia che gli appartiene e tutto il bagaglio di valori. Per esempio quello del rispetto; non solo per i compagni ma anche per l’arbitro. Poi sicuramente tutto il divertimento che c’è attorno al minirugby è davvero spettacolare.

Sport e integrazione, sei molto attivo anche fuori dal campo in progetti solidali d’inclusione. Il rugby può davvero facilitare l’inclusione anche nel nostro paese? Sicuramente: già a partire dai bambini delle scuole che, se coinvolti nello sport, li fa integrare e crescere tutti insieme annullando le differenze. Anche per gli adulti secondo me coinvolgere gli immigrati nel nostro sport li fa evitare di rendersi protagonisti di in brutti episodi, come purtroppo si legge troppo spesso sui giornali.

Sei cresciuto nei club dell’Amatori Milano e poi con Grande Milano; com’è vissuto il rugby nella metropoli milanese? Il rugby a Milano in questi anno non è stato nei massimi livelli come 20/30 anni fa: ci sono due squadre in Serie A quali ASR Milano e Cus Milano mentre il mio ex club dell’Amatori Union partecipa alla Serie B. Il rugby sta cercando di tornare ad alto livello: da una grande città come Milano non possiamo aspettarci altro!

Hai vissuto l’esperienza dell’Accademia Nazionale, cosa ti ha lasciato quella stagione a Tirrenia? Quale il tuo compagno speciale con cui hai cimentato una solida amicizia? Sono entrato da ragazzo milanese e ne sono uscito da giocatore di rugby. Un anno che mi ha fatto crescere in molti sensi e mi ha aiutato molto ad essere oggi un giocatore professionista. Quella con Gabriele di Giulio è stata un’amicizia che è cresciuta tanto sia a Calvisano che poi qui alle Zebre, nel tempo ci siamo spesso supportati a vicenda.

Sei cresciuto molto durante la tua esperienza nel massimo campionato italiano: come ti sei conquistato la fiducia di staff e compagni in un club importante come Calvisano? Ero un ragazzo con molta voglia di giocare allenarmi ed arrivare ai più alti livello possibili. Grazie a tanti giocatori con esperienza sono riuscito a crescere. Compagni di sostanza come Costanzo, Griffen, Cavalieri, Picone, Canavosio ed altri mi hanno dato molto; trasmettendomi la loro passione e consapevolezza di questo sport: custodisco tutti i loro consigli.

Nel 2016 arrivi alle Zebre dopo aver sfruttato appieno l’esperienza da permit player. Quale l’approccio giusto per i giovani italiani verso questa importante opportunità di formazione? Bisogna aver sempre voglia d’imparare e mai perdersi d’animo. In allenamento bisogna dimostrare costanza mentre fuori dal campo è importante studiare: sia a livello universitario ma anche lo studio dell’avversario e delle tattiche della propria squadra.

Sei una terza linea; come ti piace interpretare questo ruolo in campo? Una terza linea è sempre al centro del gioco, non si rilassa mai e dev’essere sempre concentrato. Questo aspetto mi piace molto insieme al fatto che è il ruolo dove il placcaggio è più implicato, per impedire agli avversari di segnare. A me piace il contatto e difendere: la terza linea è il mio ruolo ideale.

Quali le principali differenze tra la maglia numero 6 e quella numero 7? Il numero 6 difende la parte chiusa del campo dopo un ingaggio in mischia chiusa; il 7 invece è il primo che si stacca ed aiuta i compagni a difendere le ripartenze avversarie nel campo aperto.

Sei già diventato un punto fisso delle Zebre e della nazionale, arrivando a sfidare gli AllBlacks nel 2016. Poi purtroppo hai subito due lunghi infortuni; mentalmente come si vive il lungo processo di ritorno in campo? Semplicemente bisogna porsi obiettivi a breve termine e raggiungibili. Andare avanti passo dopo passo perché mentalmente non è semplice. Avere obiettivi futuri ti aiuta a trovare la voglia per recuperare il prima possibile.

Quali gli step che ti hanno portato al rientro in gruppo con la squadra? Dopo l’intervento chirurgico al ginocchio ho svolto 5/6 mesi di riabilitazione con allenamenti quotidiani due volte al giorno. Però questo mi è servito ad essere oggi in campo e rientrare ad allenarmi coi miei compagni dopo tanti lunghi mesi lontano dal campo.

I prossimi due weekend le Zebre saranno a riposo per dare spazio alla nazionale, se ti dico 25 Novembre cosa c’è scritto nella tua agenda? Spero d’indossare una maglia delle Zebre quel giorno: confido sarà il giorno del mio ritorno in campo!

Appuntamento domenica 25 Novembre alle ore 16.30 allo Stadio Lanfranchi di Parma per la sfida di Guinness PRO14 contro gli irlandesi del Munster valida per il nono turno del torneo celtico.

La scheda del giocatore:

Nome: Maxime
Cognome: Mbandà
nato a: Roma
Il: 10/04/1993
Altezza: 189 cm
Peso: 102 kg
Ruolo: terza linea
Honours: Italia, Italia Emergenti, U20
Caps: 15
Presenze in Guinness PRO12: 22
Presenze in EPCR Champions Cup: 3
Presenze in EPCR Challenge Cup: 11
Club precedenti: Rugby Calvisano, Accademia Nazionale “Ivan Francescato”, Rugby Grande Milano, Amatori Rugby Milano
Instagram: maxime.mbanda

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