‘When I’m gone’, Saul e il sacrificio di un rene per l’Atletico Madrid: il guerriero che voleva donare i suoi 22 anni ai Colchoneros

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La storia di Saul Niguez, il guerriero pronto a dare un rene per l’Atletico Madrid: la decisione drastica a 22 anni, poi il discorso con ‘El Mono’ Burgos e una favola che merita il suo lieto fine

“Have you ever loved someone so much, you’d give an arm for? Not the expression, no. Literally give an arm for?!”

Inizia così ‘When i’m gone’, celebre canzone di Eminem. Una domanda secca: “hai mai amato qualcuno a tal punto da essere disposto a sacrificare un braccio per lei? Non in senso figurato. Letteralmente, essere pronto a perdere un braccio per lei?“. Sostituite ‘braccio’ con ‘rene’, ed avrete la vera storia di Saul Niguez, giovane centrocampista spagnolo, pronto a sacrificare i suoi 22 anni per la sua ‘lei’, la squadre in cui gioca, l’Atletico Madrid.

AFP/LaPresse

Se hai la fortuna di giocare in una squadra che porta la parola ‘Madrid’ nel nome, le opzioni sono due: o fai parte del Real Madrid, ‘la squadra del Re’, della parte ricca della città, con i suoi campioni pagati a peso d’oro, i suoi scintillanti trofei e il suo blasone; oppure fai parte dei Colchoneros, i ‘Materassai’, la squadra ‘del popolo’, di chi è abituato a lottare per guadagnarsi da vivere e togliersi anche qualche soddisfazione, calcistica e non. Saul Niguez incarna perfettamente i valori dell’Atletico Madrid: un faticatore dai piedi educati, pronto a mordere le caviglie degli avversari ma anche a sorprendere con un passaggio raffinato o una bordata dalla distanza. Un centrocampista completo, ma anche un guerriero che ha quasi donato la sua carriera per il bene dell’Atletico Madrid.

AFP/LaPresse

L’episodio, raccontato dallo stesso Saul a ‘So Foot’, risale agli ottavi di Champions League della stagione 2014-2015. Saul ha la peggio in un brutto contrasto contro Papadopulos del Leverkusen: il colpo alla schiena è tremendo e gli danneggia un rene. Il ragazzo non ne vuole sapere di stare fermo e curarsi, nonostante i continui versamenti di sangue dopo ogni allenamento o partita e l’uso, obbligato, del catetere: “ho messo in pericolo la mia salute pur di difendere i colori dell’Atletico Madrid. Mi è stato detto che il mio rene era stato distrutto. Ricordo che ho visto mio padre piangere e l’ho rincuorato dicendogli che non sarebbe successo nulla. Ci sono stati momenti difficili. Il rene non funzionava correttamente. Ho avuto diverse scelte: giocare per un mese, o fermarmi per un mese e sottopormi a una operazione”.

Saul è sempre stato un guerriero, ma cosa fare davanti ad un dilemma del genere: continuare a difendere i colori dell’Atletico mettendo a rischio la propria vita, oppure abbandonare il campo da gioco (e di battaglia) restando fuori e seguendo i lenti tempi di recupero? Un dottore gli ha suggerito l’esportazione del rene, il compromesso perfetto: “sarei stato un mese fuori ma poi avrei ripreso la normale attività senza alcun problema”. Senza pensarci minimamente, a soli 22 anni, Saul era pronto a togliersi un rene, con tutte le problematiche future del caso, pur di tornare al più presto possibile a riprendere il suo posto nella mediana dei Colchoneros.

LaPresse/EFE

Per fortuna, a farlo ragionare, ci ha pensato ‘El Mono‘ (La Scimmia) Burgos, personaggio mistico dalle parti del Wanda Metropolitano: un incrocio fra un ex giocatore temprato dalla garra argentina e un rocker col vizio del fumo, alto quasi 1 metro e 90 e che difficilmente vorresti far arrabbiare. Burgos, che di mestiere fa il secondo di Simeone, ha preso Saul da parte, con la sua solita ‘durezza’, facendogli vedere le cose da un’altra prospettiva: “avevo deciso di rimuovere il rene, ma Burgos fu irremovibile. Mi disse che avevo 22 anni e dovevo usare la testa. Pensare al futuro, alla vita anche lontano dal calcio“.

AFP/LaPresse

Saul gli ha dato ascolto. Continuando le normali cure del caso, per sua fortuna, le cose migliorarono rapidamente. Due anni dopo, Saul è tornato alla BayArena, teatro di quel tragico infortunio, concludendo la partita con un gol segnato, e due reni ancora al loro posto. Ancora con la maglia dell’Atletico Madrid addosso. ‘When i’m gone‘… Saul, per dirsi addio c’è ancora tempo. Parola del Mono Burgos.

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