Dalla delusione di Istanbul alle scommesse con Gattuso, Pirlo svela: “una volta a Rino abbiamo fatto mangiare una lumaca viva”

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Andrea Pirlo ha ricevuto oggi il Premio Facchetti e, durante la cerimonia, ha svelato numerosi aneddoti relativi alla sua carriera

LaPresse/Reuters

Una carriera piena di trionfi, una lunga cavalcata che terminerà ufficialmente il prossimo 21 maggio a San Siro, quando Andrea Pirlo dirà ufficialmente basta con il calcio. L’ex giocatore di Inter, Milan e Juventus ha ricevuto oggi il Premio Facchetti, parlando durante la cerimonia del suo percorso in campo, partendo dai primi calci dati ad un pallone di spugna: “In realtà, per me tutto è iniziato con una palla di spugna quando ero bambino. In casa calciavo con tutto ciò che trovavo e che somigliasse a una palla: provavo a metterlo negli angoli della casa. A Brescia ho incontrato Roberto Baggio, che per me è stato il calcio. Insieme a lui ho imparato tanto, e mi ha trasmesso tantissimo. Devo molto anche a Carletto Mazzone, che per primo iniziò a provarmi nel ruolo di play. Dal Brescia in poi è stato tutto naturale. L’Inter? Ho un bellissimo ricordo di quel momento, di quando l’Inter chiamò il mio procuratore, perché da bambino ero tifoso dell’Inter. Andai all’Inter e iniziai la preparazione bene con Simoni e tutto quel campionato giocai una ventina di partita e anche in Champions. Nel primo anno ero abbastanza soddisfatto, poi l’anno dopo sono andato in prestito alla Reggina perché ci fu quel brutto preliminare con Lippi. Pazienza, poi la storia ha preso un’altra piega, doveva andare così“.

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LaPresse / Daniele Badolato

Poi il passaggio al Milan: “Dopo il prestito non volevo più tornare all’Inter. Galliani chiamò il mio procuratore e io dissi: ‘vado subito’. Sono stati dieci anni stupendi, i più belli e felici della mia vita, dove siamo riusciti a vincere davvero tutto. Una cavalcata straordinaria. La prima Champions al Milan è stata la più bella, la più emozionante. E la prima non si scorda mai. Ancelotti? E’ stato l’allenatore che ho avuto per più anni nella mia carriera, un secondo padre per me e per tanti compagni al Milan. Insieme abbiamo raccolto grandi soddisfazioni, una persona speciale che ci ha insegnato tanto e ha dato tanto sul piano umano. Dovrò per sempre ringraziarlo“. Negli scorsi giorni si è parlato della possibilità che Ancelotti diventasse ct con Pirlo suo vice, ma l’ex rossonero svela: “io e Carlo ne abbiamo parlato, l’ho visto anche poco tempo fa, siamo sempre rimasti in contatto, abbiamo anche parlato di un’eventualità di lavorare insieme. Ma sono ancora giovane e ho ancora tempo per pensarci. Per ora non ci penso, inizierò però a fare il corso perché avere il patentino può fare comodo. Se c’è una cosa che mi ha trasmesso l’aver lavorato con Antonio Conte alla Juventus, con la sua ossessione di farci vedere e rivedere continuamente video, è la passione per il lavoro di allenatore. Mi è venuta un po’ voglia di diventare allenatore“.

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AFP/LaPresse

Andrea Pirlo poi parla della delusione più grande in carriera: “senza dubbio la finale di Istanbul, dopo tanti anni la delusione rimane, ormai ho smesso di giocare e quindi non posso più tornare indietro. E’ stato il miglior primo tempo, quello, del ciclo di Ancelotti, poi non capiamo ancora adesso cosa possa essere successo. Pensai anche di smettere, ma fortunatamente sono andato avanti e abbiamo avuto la nostra rivincita. Pallone d’Oro? Mai pensato che fosse una cosa così importante per un calciatore. C’erano altri campioni in quell’epoca, ero contento di vincere come squadra. Il Pallone d’oro non è mai stato una cosa che ho sentito mancarmi. Gattuso? Rino lo vedo bene, solo un po’ invecchiato. Non pensavo che facesse questo lavoro in poco tempo come allenatore del Milan: ha dato un anima, senso di appartenenza, sono contento di lui e lo sento spesso. Ai tempi del Milan è riuscito anche a mangiare un lumacotto vivo per scommessa e non gli abbiamo nemmeno dato i soldi“.

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