Bend the knee to the King: e adesso inchinatevi tutti

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Il TD Garden di Boston, i critici e i detrattori si inchinano alla grandezza di LeBron James: i Cavs vincono gara-7 e raggiungono le Finals

Sono più o meno le 05:00 del mattino italiane, il TD Garden di Boston è in silenzio. Il tabellone segna 79-87, la sirena ha smesso di suonare. I tifosi dei Celtics sono increduli, i Cavs sono in finale, merito del solito LeBron James. Alzi la mano chi, dopo gara-2, aveva pronosticato una possibile vittoria dei Cleveland Cavaliers in gara-7. Quasi nessuno.

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Quest’anno il numero 23 da Akron nemmeno ci doveva arrivare in Finale di Conference, è già tanto che sia riuscito a raggiungere la postseason. L’addio di Irving in estate, la vera marcia in più dei Cavs negli scorsi anni, era stato una mazzata: perché LeBron non vince da solo, nessuno può farlo, e il lavoro di Kyrie è passato sempre in secondo piano. La franchigia rivoluzionata prima ad inizio stagione con gli arrivi di Crowder, Rose, Wade e soprattutto il disastroso Thomas, poi stravolta nel mercato di riparazione con Clarkson, Larry Nance Jr., Hood, Hill. Per qualcuno erano riusciti anche a far di peggio. Se questi giocatori sono alle Finals insieme a Jeff Green, Josè Calderon e Cedi Osman, al J.R. peggiore della carriera, ad un Kevin Love ad intermittenza e a Tristan Thompson che entra ed esce dai titolari, è solo merito di LeBron Raymone James.

LeBron James
LeBron James -LaPresse/Reuters

È lui la vera ed unica forza motrice dei Cleveland Cavaliers. Lo ha dimostrato al primo turno dei Playoff fermando la corsa indiavolata dei Pacers, anche quella volta in gara-7: 24, 46, 28, 32, 44, 22, 45 i punti segnati nelle 7 gare. Poi lo sweep contro i Toronto Raptors, dominatori della regular season: 26, 43, 38, 29. Ed infine i Celtics. Se Oladipo era in stato di grazia e poi i Pacers si sono rivelati acerbi; se questo doveva essere l’anno dei Raptors, ma poi si sono dimostrati inadatti fra poca propensione alla postseason e una rosa tutto sommato non così all’altezza; i Celtics avrebbero posto fine alla corsa di LeBron. L’inferno del TD Garden, la macchina perfetta creata da Brad Stevens, la difesa sfissiante, ‘Scary’ Rozier come Curry, Morris miglior difensore della lega su LeBron, Tatum un predestinato.

lebron james
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Le prime due gare avevano il sapore della sentenza: 108-83 in gara-1, Cavs completamente fuori partita, e Boston Che si supera anche in attacco; 107-94 in gara-2, LeBron predica nel deserto, il supporting cast scompare. Boston non ha mai dilapidato un vantaggio simile: è fatta. Alla Quicken Loans Arena la musica cambia: due vittorie Cavs, LBJ fa registrare 27 e 44 punti. Fattore campo, niente di più: si torna a Boston ed è ancora 3-2. LeBron è stanco, si è visto, lo ha detto anche Tyronn Lue. Gara-6 è quella del match point, LeBron (stanco) gioca 46 minuti e mette insieme 46 punti, 9 assist e 11 rimbalzi.

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Veniamo dunque a quanto accaduto questa notte. In gara-7 si torna al TD Garden, dove i Celtics sono imbattuti nella postseason. LeBron James gioca l’intera partita, 48 minuti (era stanco…), mette insieme 35 punti, 9 assist e 15 rimbalzi, domina sui due lati del campo, inventa per i compagni, penetra, tira da 3 punti, si prende i falli e le ‘attenzioni’ della miglior difesa della lega, è decisivo nei momenti decisivi. I Celtics si arrendono con onore: finisce 79-87, il TD Garden è violato con una panchina da 5 punti e senza Kevin Love. È la 100ª partita in stagione per il ‘Re’ che ha giocato più minuti di tutti in regular season e più minuti di tutti nei Playoff. Ha 33 anni.

Per LeBron James sono le ottave Finals consecutive, come un vecchio gruppo dei Celtics (ironia della sorte) di oltre 50 anni fa. Gruppo. Qui si parla di un solo uomo.

Inchiniamoci tutti, davanti al Re: con il numero 23, da Akron, per Akron, LeBron James.

LeBron James The King
Credits: Twitter @donthatetheking
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