Raoul Bova e quel sogno da realizzare: una storica staffetta con Magnini, Rosolino e Brambilla in memoria di papà Giuseppe

SportFair

Raoul Bova parla della recente scomparsa del padre, intervistato da Silvia Toffanin l’attore racconta dell’idea di cimentarsi in onore di suo papà in una staffetta insieme a Magnini, Brambilla e Rosolino

Raoul Bova presente nel salotto di Canale 5 a Verissimo si confessa a Silvia Toffanin, parlando del padre scomparso da pochi mesi. L’attore si commuove raccontando cosa univa lui e papà Giuseppe, commozione che maschera schiarendosi la voce e tenendo gli occhi bassi. Bova però non si ritrae alle domande della presentatrice che gli chiede del suo rapporto con l’amato genitore, anzi… Nonostante l’emozione, il 46enne romano vuole parlare di lui per ricordarlo. In ricordo del padre poi Raoul vuole realizzare una promessa che aveva fatto a quest’ultimo prima del suo decesso. Bova racconta che:

io con papà parlavo sempre della mia voglia di tornare a nuotare. C’è una categoria che si chiama Master e ci sono ex nuotatori che fanno i tempi, le gare, le staffette, i record. Avevo ripreso gli allenamenti e gli avevo detto “mi piacerebbe vincere un titolo”. Lui mi disse “quando sarai pronto dimmelo che ti vengo a vedere” e questa cosa è rimasta in sospeso.

Una cosa che rimarrà in sospeso non per molto però, Raoul Bova infatti realizzerà il suo sogno e quello del padre con una staffetta. L’attore racconta come si sia concretizzata la possibilità di fare una gara accanto a tre grandi nuotatori italiani.

so che questa gara papà la vedrà e io vorrei fare una staffetta. Filippo Magnini ha smesso da poco, io ho lanciato questa idea e lui l’ha accolta. Il giorno dopo mi ha chiamato Rosolino che vorrebbe partecipare e poi anche Brambilla. Miriamo in alto e vorrei fare un tempo che rimanga per un po’ e dedicarlo a lui. Mio papà è stata una delle persone che più è cambiato nella sua vita. Ha trovato un equilibrio zen, viveva in campagna coltivando con le sue caprette. Stava bene, viveva da solo. Lui per me era un pilastro, non averlo anche se ci parlo ancora mi fa male, ma so che lui amava i suoi nipoti e perciò mi vuole forte e sorridente.

Sul rapporto con papà Giuseppe, poi Raoul racconta:

contrasti ne ho avuti poco con lui, sono stati di più i consigli e i silenzi. Con lui era molto bello, gli confidavo le mie insicurezze. Troppo spesso diamo troppa importanza alle piccole cose mentre lui faceva sempre soltanto un sorriso. Con lui allo stadio di Rieti abbiamo fatto un’associazione che si chiama ‘Io ci sono’, che serviva ad aiutare le popolazioni terremotate di Amatrice, Accumoli e Arquata. Abbiamo chiesto cosa serviva e ci hanno detto i sindaci una scuola, un teatro e una sala ricreativa. Abbiamo organizzato una partita di calcio in cui sono venuti tanti cantanti gratis e ho voluto mio padre al mio fianco. Lì (nella foto mostrata in trasmissione, ndr) vedo uno sguardo fiero. Quando muore una persona pensi ‘oddio chissà che è successo’, ma è giusto che venga ricordato. Tante cose che io sono adesso lo sono grazie a lui, fa piacere ricordarlo e salutarlo sempre.

Condividi