Davide Astori muore e la Serie A non scende in campo: scelta giusta o sbagliata? L’opinione del capitano della Fiorentina alla notizia della tragedia di Piermario Morosini
Il cuore ci si è squarciato in due quando la notizia della morte di Davide Astori è giunta alle nostre orecchie. Il capitano della Fiorentina è volato via dopo aver dormito da solo nella sua stanza d’albergo in attesa di disputare la partita contro l’Udinese alla Dacia Arena. Parole sussurrate, lacrime inghiottite e dolore, questo è quello che questa domenica 4 marzo ci ha regalato, altro che gol, azioni ed esultanze. Non si può rimanere indifferenti di fronte alla morte di Davide Astori, tanto meno perchè quest’uomo che non c’è più è stato ‘una persona perbene’, come riferito tra gli altri da Gigi Buffon. Davide Astori prima di morire aveva provato anche lui quello che molti suoi colleghi hanno sentito quest’oggi nell’apprendere la sconvolgente notizia del suo decesso. Il 14 aprile del 2012 morì Piermario Morosini e Davide provò quello che tanti di noi stanno provando nel vedere ora il nome di Astori scritto a lettere cubitali su tutti i giornali. Quello che in quel momento Davide sentì lo scrisse a chiare lettere su Twitter.
Il rinvio delle partite adesso non conta nulla, stringiamoci in silenzio e ricordiamo Mario.
Aveva scritto Davide nel 2012 con il suo solito tono discreto. Un messaggio che lascia poco spazio a dubbi e fraintendimenti. In momenti così tutto il resto conta poco o nulla ed il rinvio delle partite non può che essere tra questo ‘resto’ di cui parliamo. Non si può pretendere da calciatori, colleghi ed amici di Davide, di scendere in campo in tutta tranquillità, pensando di disputare una partita, di riflettere su schemi di gioco e sostituzioni come se nulla fosse successo. Di questa impossibilità era consapevole anche il difensore della Fiorentina quando Morosini morì sul campo per un arresto cardiaco che lasciò l’Italia intera sgomenta.Qualcuno oggi avrebbe voluto che la giornata di Serie A si fosse giocata regolarmente, in un clima di assurdità, sacrificando l’emozione dei calciatori sull’altare del capriccio di qualche tifoso, senza ‘niente da fare’ la domenica. Ora che Astori non c’è più, ora che è volato in cielo, le polemiche, comprese quelle della partite che sarebbero dovute andare in scena nonostante tutto, sono sterili e vuote come le teste di chi ha detto e pensato ad un’opzione così assurda.